Perchè, i fatti (come quelli) di Colonia, hanno a che fare con un Blog per Mamme

Perchè, i fatti di Colonia, hanno a che fare con un Blog per Mamme? Ve lo dico subito, in modo rapido e (in)dolore: E’ colpa delle mamme. E, scusate, questo l’ho sempre pensato, già prima di diventare mamma, perchè non è che una maturi un pensiero così radicale in tre mesi.

Noi donne siamo speciali, tutte! Abbiamo qualcosa. Quel qualcosa che ti protegge, che ti capisce, che ti cresce. Quello di cui sto parlando non esclude gli uomini, che di meravigliosi ce ne è tanti, ma qui di donne intendo discutere. Perchè è alle donne che, quasi sempre in modo esclusivo, è demandato il compito difficile di crescere le generazioni. Questo le rende speciali, ma anche responsabili.

Chiudete un attimo gli occhi, ed immaginate. C’è una donna dentro la quale si forma un nuovo individuo. Ogni giorno, la donna deve prendersi cura di sè affinchè, al termine dei 9 mesi, il nuovo individuo venga al mondo. Sulla stessa donna graveranno ore terribili di travaglio. Quella donna ce l’ha fatta, e quel piccolo esserino è nato. Da quel momento, dovrà stargli sempre accanto, accudirlo, educarlo. Questo, a parer mio, ha qualcosa di sacro.

Ma vi chiedo un altro piccolo sforso di immaginazione.

Questa mamma ha messo al mondo un magnifico maschietto.

Durante i loro innocui giochi, e durante qualche piccola lacrima versata dal piccolo, gli dirà: Giochi come una femminuccia; Non piangere come una femminuccia. Femminuccia è anche la madre che, nella vita, ha sempre mostrato forza, caparbietà, grinta, ma in quel preciso momento lo sta dimenticando.

Quando il piccolo diventa un giovane ragazzo, gli dirà che ci sono ragazze per bene e ragazze che non solo sono. E che la differenza si basa su quante relazioni abbia avuto la ragazza. Gli dirà  Non perdere tempo con una ragazza soltanto; Quella mi piace, è una ragazza seria.  Da ragazza, la madre sapeva quanto fosse ingiusto non frequentare quanti ragazzi volesse, a dispetto dei maschi, ma  in quel preciso momento lo sta dimenticando.

Questa mamma ha messo al mondo una magnifica femminuccia.

Regalandole cucine in miniatura, le dirà Così impari a cucinare e tutti ti vorrano sposare.  La mamma non aveva mai trovato tanto entusiasmante l’idea di sposarsi per cucinare al marito ma,  in quel preciso momento, lo sta dimenticando. Accanto a lei durante i compiti di scuola, le dirà I maschi hanno una mente più matematica; I maschi sono più portati alle materie scientifiche. Lei, da ragazza, si era trovata ad odiare la matematica, senza saperne il motivo, o forse se lo era dimenticato.

Sappiamo benissimo che, in ogni Paese con le proprie sfumature, la donna viene considerata un (s)oggetto inferiore. La cosa ci fa indignare, ma noi stesse contribuiamo affinchè tutto rimanga com’è. Certo, contribuiscono anche gli uomini. Ma questi uomini sono stati cresciuti da generazioni di madri scellerate, idiote. Per cui tutto torna al punto di partenza. Donne che hanno sofferto sulla propria pelle discriminazioni, in alcuni casi umiliazioni, ma hanno fatto male il proprio compito di madri.

Se esistono cattive madri, per me sono queste.

Le frasi che usiamo (insegniamo) ai nostri figli, pensiamo siano banali, non importanti.  Ma le parole non sono accessori. Con le parole si forgia il mondo, non solo con i fatti. Se ci rendiamo conto che, seppur giocando, ai nostri figli stiamo dicendo (insegnando) un’idiota frase sessista, correggiamoci subito. E, se le parole non le sappiamo, allora taciamo.

Chi crede che tutto questo non abbia a che fare con i fatti di Colonia ma, più in generale, con le battute volgari che sentiamo per strada, o con quella paura che sentiamo dentro quando siamo in giro la sera tardi, è una povera fessa. Quegli uomini che ti fanno sentire a disagio, che tentano di metterti paura, sono figli di qualcuno. Precisamente, di qualche povera madre,  di una grande fessa, che ha creduto che insegnare il rispetto verso le donne (sue simili del resto) non fosse necessario.

Se siamo cresciute bene, sapendo che tutto questo non è giusto, faremo la differenza. A nostra volta, lo faremo con i nostri figli e le nostre figlie. E questi lo faranno a loro volta.

Quando lavoreranno in un’agenzia di comunicazione, non proporranno mai un’immagine umiliante della donna.

Se lavoreranno come modelle, non accetteranno mai di posare in una campagna che sottende una discrimazione.

Se usciranno in gruppo, ed incroceranno una ragazza che cammina sola di sera, non gli verrà mai in mente di fermarla, mettendole paura.

Se lavoreranno per i media, peseranno le parole e le immagini da pubblicare, consapevoli che i propri errori hanno un effetto devastante.

Se, per le strade di Colonia, o di dovunque sia, incontrassero donne in giro da sole, nessuna cultura o religione gli farebbe fare quello che hanno fatto.

Questa è la sola generazione che abbiamo il diritto ed il dovere di crescere.

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2 Comments

  • Reply Laura Gennaio 12, 2016 at 11:15 am

    Complimenti per l’articolo. Certamente forte, ma i fatti lo sono stati purtroppo. Mi permetto di aggiungere anche che, è vera l’espressione comune: “Non si nasce genitori ma lo si diventa”, e il percorso per diventarlo è lungo e non così immediato come molti credono. Dall’altra parte però: “usare bene le parole” e “analizzare i concetti con etica prima di esporli” verso TUTTI, piccoli e non, sono fattori che si sviluppano con noi. Elementi importanti che dobbiamo tenere sempre a mente e curare. Perché abbiamo sempre delle Responsabilità verso gli altri anche quando pensiamo il contrario. Poi verso i più piccoli e futuri donne e uomini non ne parliamo!

    • Reply Stato di grazia a chi? Gennaio 12, 2016 at 10:34 pm

      Ogni volta che succedono queste avvenimenti barbari, dovremmo chiederci: “Sto facendo abbastanza affinchè mio figlio abbia rispetto verso il prossimo /affinchè mia figlia abbia rispetto di sè e degli altri?”. No, non se lo domanda nessuno!!! Fino a quando porremo questa distanza fra NOI e “le cose brutte che accadono”, non saremo al riparo da avvenimento tanto truci. Grazie a te del commento e della lettura.

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