Alle volte la vorrei avere anche io, quella tenacia dei bambini. Un misto tra forza, testardaggine, menefreghismo ed ottusità. Quell’energia che ci costringe a dargliela vinta, ad accontentarli. Ci sfiniscono, e, alla fine, cediamo. Fosse un gelato, un cartone animato, l’ennesima lettura dello stesso libro. Cedi. Ci prendono per stanchezza. E vincono.
Forse dovremmo conservarla anche noi, quella tenacia dei bambini. Quella che ci spingerebbe a non arrenderci mai, nonostante i NO, le cadute e gli sgambetti. Nonostante le notti buie ed i temporali. Quella che, con molta probabilità, trasformerebbe un NO in un semplice stimolo a mettercela di più. Uno stimolo a pronunciare un No più forte.
Ogni scalino, ogni montagna, ogni salita, nulla sarebbe mai troppo faticoso ed insormontabile. Niente ci farebbe mai tanta paura da farci arretrare, da fermarci. Tutto sarebbe un’ avvincente battaglia ed un’avventura.
Chissà quando la perdono, i bambini, quella tenacia lì. Quella che è proprio loro e di nessun altro. Chissà se se ne rendono conto, e se gli manca. Chissà quale sensazione hanno, la prima volta che quella forza diventa meno forte. Che un nostro NO diventa un vero NO anche per loro. Quando la loro ottusità, nel senso più innocuo e dolce possibile, viene meno e li costringe a pensare, a razionalizzare. A capire. E capire, alle volte è necessario nonché un bene, altre volte una maledizione. Chissà se rimangono di sasso anche loro, la prima volta che si arrendono, se tu non li accontenti. Quando non sono più così menefreghisti da sfinirti.
Chissà quando l’abbiamo persa noi, quella tenacia dei bambini. Quando abbiamo cominciato a non combattere più per tutto, ma a selezionare i questo e i quello, i con chi e i contri chi. Quando abbiamo cominciato ad avere paura di alcune montagne, quando gli scalini sono diventati troppo faticosi.
Chissà.
Peccato, però. Non credete?
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