Ci pensavo ieri, sbattuta dal caldo e dalla noia. Dalla necessità di uscire per farla uscire e dalla spossatezza per i 41 gradi. Pensavo alle mie estati da ragazza. Prima della Puglia dei vip, che sei uno sfigato se non vai a farti almeno una settimana nel mio profondo Sud. Quello che, fino all’altro ieri, è stato solo un posto da terroni.
Pensavo alla ragazza che, qui, nella caldissima Puglia, ci è nata, ci viveva, non solo le estati.
Pensavo a come fossero roventi anche allora. Annoiate e stropicciate e sbiadite dal sole. Le lenzuola stese ad asciugare, il vento africano che le bruciava, le tapparelle abbassate fino a sera. C’era un non so che di mistico e di romantico. Nonostante non ci fossero i social a sugellare e condividere. O, molto più probabilmente, proprio perché non c’erano: ti godevi tutto, sino all’ultimo sorso. Il fascino stava nel fatto che fosse solo roba tua. Nessuno a doverti dire se eri abbastanza figa o se stavi facendo una cosa abbastanza figa. Lo decidevi tu, non un estraneo. Bello, eh?
Prima di Allegra, che non è una vita fa, anche se la vita di noi mamme ha giornate che paiono secoli, le estati mi parevano miti, in fondo. Perché mi dovevo occupare solo di me stessa. Che poi non è che sia una fesseria occuparsi solo di sé, chiariamoci. Soprattutto quando il sé è un perenne fiume in piena, alla ricerca di progetti, storie, futuri e rivoluzioni.
Erano estati fatti di libri e dvd. Nella mia camera da ragazza, da dove sto scrivendo, c’è un casino di libri che mi ricordano di cosa sono fatta. Di storie e romanzi, di avventure. E i film scaricati, un pò complicati, un pò che poi ci stavi male quando ci pensavi, perché era tutta introspezione e sana lentezza. Che era anche un modo di misurare e capire il ragazzo che mi sarebbe piaciuto. Alla perenne ricerca di coincidenze, di citazioni che erano rimaste impresse ad entrambi, fotogrammi che ci avevano rapiti.
Spesso flop. Perché l’amore più bello era quello che rimaneva sospeso. Fra un bacio quasi dato ed uno che doveva ancora sbocciare. E le fughe al mare. Il blu custodito nel Gargano. Un luogo un pò feroce, difficile. Si fa fatica a comprenderlo noi, per questo i vip qui non ci vengono. Non è un boccone per i denti da instagram.
E il sale sulla pelle sino a sera, sino alla birretta del tramonto. Che ci rimanevi incollato, a guardare l’orizzonte. Con le ginocchia sbucciate o i talloni tagliati. I colori dei costumi, il brillante del mare, il luccichio negli occhi degli innamorati e in quelli degli strafatti.
Prima di Formentera, insomma. Quando vivevi anziché caricare le foto, per farti dire dai like se avevi un bel culo, o se eri in vacanza in un posto bello, o com’è carino tuo figlio.
Prima, quando decidevi tu cosa fare, cosa comprare, e non Facebook o Instagram.
No, non era più semplice, allora. Era solo un pò più vero.
Quel vero mi manca. E, a pensarci ora, mentre scrivo, non mi manca solo in estate, ma nella mia vita di mamma di ogni giorno. Perché la finzione ha rapito un pò del bello, del sincero anche dell’essere mamma. Non dite di no. Pensateci solo sù.
No Comments