Nella vita ci vuole culo …. fortuna. Più gli anni passano e più ne sono convinta. Ahivoglia a dire che non è vero. Ci vuole culo quel che ci vuole anche nella gravidanza e nel parto. C’è chi ha 9 mesi lisci come l’olio e parti di quelli che vanno in bagno e sgravano compiono il miracolo.
C’è chi ha 9 mesi di nausee e parti che manco un film dell’horror ( se non sai nulla sul mio, dagli un’occhiata ma possibilmente con le luci accese ed un supporto psicologico accanto).
Ci vuole culo anche quando vai in ospedale e scopri che non è come i film. Non sei sola in una stanza, con fiori e palloncini in ogni dove. Piuttosto in una doppia, se ti va bene, con la famigerata compagna di parto.
Ora che mi ritrovo a pensare al mio parto, la memoria va anche a quei 5 giorni di sevizie: fra infermerie che mi provavano la febbre non appena prendevo, FINALMENTE, sonno, e quelle che mi misuravano la pressione, in una fantascientifica fase rem. In ospedale non si dorme mai. Non si sa perché ci devono torturare in questo modo, ma così è.
Tra le sevizie ci sono anche le compagne di stanza. Se hai fortuna, te ne troverai una silenziosa, garbata, con parenti discreti e gentili. Gente che sa benissimo quanto bisogno hai di riposare, di andare in bagno, di silenzio. Gente che non porta in ospedale rituali tribali fatti di cellulari che suonano, vesciche pronte a svuotarsi nel tuo bagno, amici urlanti come non avessero mai visto un bambino.
Se non hai fortuna, invece.
Io capitai con una ragazza che veniva fuori da un cesareo. Entrambe al primo figlio, entrambe messe male. Con questa premessa, si poteva prospettare un periodo di silenzio. Invece, presto, la nostra stanza si trasformò in una piazza da concerto. Suo marito aveva una band. Bande di ragazzi e non solo, che facevano la fila fuori, perché i metri quadrati non erano in grado di contenere tutti. Ricordo ancora uno che disse: “che bello venire in ospedale, si vedono un sacco di tette” (ditemi un pò voi!). Borsettate sul mio letto, mentre io cercavo di allattare, perché lo spazio era quello che era. Un incubo.
E quando arrivò il momento del rimprovero, che fu più un cazziatone fuori luogo, da parte di un’ostetrica, non fu rivolto alla mia compagna dagli amici invadenti, ma ai miei 3 ospiti: 2 nonni ed 1 zia che parlavano sottovoce.
La mia compagna fu un incubo. Forse non se ne rendeva conto, forse era in imbarazzo anche lei. Forse non era colpa sua. Di fatto, questa volta, se potessi scegliere, opterei per una stanza privatissima e blindata, con un servizio di videosorveglianza e selezione all’ingresso.
La compagna di stanza ideale ha le seguenti caratteristiche:
- marito in trasferta
- genitori e suoceri che non possono convivere nella stessa stanza
- è figlia unica
- è al primo bimbo
- ha pochi amici
- è disoccupata, così non ha colleghi
- ama la solitudine, le cuffie per la musica, soffre di aria nella pancia così limita al massimo le visite
La auguro a tutte voi la compagna di stanza ideale perché, dopo il parto, ve la meritate tutta!
E a voi, com’è andata?
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