Avete presente quelle domeniche dalla luce calda, con il grigio fuori dalla finestra, una candela accesa, una musica romantica ed una colazione pronta per essere consumata dolcemente? Questo, con annessi pancakes, è quanto sognavo dalla scorsa estate.
Erano un pò di domeniche, che tentavamo la colazione con i pancakes e c’era sempre qualche ostacolo. Del tipo: non ci sono le uova; ops ora ci sono le uova ma non il latte; ops la padella è rovinata dobbiamo prenderne un’altra; lo sciroppo d’acero è finito.
Alla fine, la scorsa domenica abbiamo sfidato il destino. Perché si sa: il fato aiuta gli audaci. Eccome no! Dopo la solita notte fatta di poche ore, mio marito- il santo in queste occasioni- si è alzato presto per andare a prendere lo sciroppo che, ovviamente, avevamo nuovamente dimenticato di comprare. Arrivato all’Esselunga, si rende conto che è ancora chiusa (per chi non lo sapesse, la domenica apre alle 9.00. Mariti avvisati, mezzi salvati!). Decide di andare a prendere il caffè al bar. Il tempo di tornare – il bar è di fronte – e c’è già la fila. Che io dico, ma tutti lo sciroppo d’acero avevate dimenticato?!
Visto che c’è, compra altro, così riesce ad avere l’ennesimo personaggio di Harry Potter – collezione Esselunga- che per mia figlia sarà sempre e solo: BRUTTO. Le fanno cagare she doesn’t like tutti i personaggi, ad eccezione di un paio.
Quando il marito torna, io e Allegra stiamo già discutendo. Lei voleva il latte, ma io aspettavo i pancakes. Provo a convincerla dicendo che anche Daddy Pig cucina i pancakes, lei si rassicura, ridendo e dicendo: OCCHIALI! Perchè in una puntata, Daddy Pig, che lo disegnano sempre un pò imbranato come molti papà, attacca un pancake al soffitto, che poi gli cade sugli occhiali.
Alla fine, riusciamo a sederci tutti a tavola. Nonostante l’impegno, tra i personaggi di Harry Potter, la scatola ufficiale, quella dove infiliamo i doppioni, le varie tazze che Allegra deve opzionare per dirci dove intende bere il latte, più che una tavola pare un campo di battaglia.
Il papà prepara, noi aspettiamo in religioso silenzio … chiasso. In modo ordinato, e da vera instagrammer de noiatri, posiziono i pancakes sul piatto, metto lo sciroppo- che inonda anziché sembrare un fiumiciattolo di collina- e i frutti di bosco. Instagrammer un paio di palle . Niente, le foto stanno a me come l’educazione civica ai calciatori.
Non importa. Bisogna vivere il presente, per cui decidiamo di mangiare. Allegra, sempre golosa come manco Antonino Canavacciolo, non apprezza. Vuole solo i frutti di bosco. Ok! Dopo un istante, che manco abbiamo dato il primo morso al pancake – e mi pare che siamo in ballo dalla mattina prima – vuole scendere. Ok, ci convince. Dice che giocherà da sola. Seeeeee.
Il peggio, però, deve arrivare. La sganciamo dal suo seggiolone e ci viene svelata la sventura. I frutti di bosco sono stati spiaccicati in ogni dove e si sa, non è che quel fucsia sia il colore più facile da venir via. Io ed il padre cominciamo ad inseguirla per impedire che tocchi pareti, divani, letti. Uno le sfila i vestiti, l’altra la riveste, un altro mette in lavatrice l’impossibile.
Alla fine, mangiamo pancakes freddi, con Allegra che ci tira i gomiti, perché vuole mettersi il casco ed andare in bici. E noi ubbidiamo.
Però, lo devo dire. Nonostante fosse tutto imperfetto, eravamo felici. Questo è il regalo che ci fanno i figli ogni giorno. Questo e macchie indelebili dappertutto.
2 Comments
Se lo dici tu…per me felicità sarebbe una colazione senza che sotto il tavolo si raduni l’impossibile e senza pianti del gemellini!
Certo, per ognuna è qualcosa di diverso 😉