C’è la mamma che ritiene indispensabile la presenza del maschio, in sala parto, mentre vede tutte le costellazioni, nuovi pianeti e i Visitors. C’è quella che non vuole accanto manco l’angelo custode. Poi c’è lei: accetta di farsi accompagnare, ma lo fa più per lui che per lei perché sa che nessun uomo potrà mai alleviare il suo dolore. Salvo che l’uomo in questione non sia l’anestesista, si intende!
I papà in sala parto sono una novità del nuovo millennio. Li abbiamo lasciati in Via con Vento, che facevano sù e giù con il sigaro in bocca, nel corridoio di una casa coloniale, mentre la mamma risolveva tutto con un asciugamano e un po’ d’acqua calda. Li ritroviamo, ora, che vogliono stare accanto alla mamma, a tutti i costi, dando consigli come fossero scienziati, perché hanno letto su internet che è importante fare i massaggi nella zona lombare.
La verità sui papà in sala parto.
Appunti di cose successe durante il travaglio di una donna qualunque.
Tu gli fai vedere, al terzo mese, dove sta il borsone che hai preparato, loro ti domandano dove sia, mentre tu stai gastemando alla prima contrazione. Già che ci sei, potresti pure dirgli dove hanno messo i caxxoo di calzini spaiati.
Tu hai preparato, accanto al borsone, un bottiglione d’acqua, perché sai che ti servirà durante il travaglio, loro lo lasciano là. Accanto al comodino. Orfano.
Tu ti pieghi a metà per il dolore, mentre scendi dall’auto e ti dirigi all’ingresso dell’ospedale. Loro devono parcheggiare, per cui, mentre ti lasciano lì, ti fanno una serie di domande: dove ti ritrovo, cosa devo fare, dove devo andare. La risposta all’ultima domanda è spontanea, ma la volgarità te la risparmi per quando ti toccherà spingere.
Tu gli chiedi un sorso d’acqua (che è dovuto andare a comprare, lasciandoti da sola …. “tanto è vicino” …. ” si è vicino pure il momento in cui te ce manno!!!!!) e lui ti prende alla lettera. Un sorso solo e ti toglie la bottiglia dalle labbra. Hai una secca in gola che sai solo tu.
Tu muori di sete, lui sta finendo una ad una le bottigliette. “Tanto è vicino, la vado a riprendere”. Il tempo di arrivare al tuo capezzale e già se l’ è bevuta tutta di nuovo!
Ti sei portata qualcosa da mangiare (due noci, un pezzo di cioccolato). Lui ti ha comprato un cornetto. Dopo essersi mangiato il suo, al bar dell’ospedale, ti chiede:” Che fai, li mangi?”. Al tuo no, si è ingoiato tutto, senza manco masticare.
Tu sei sdraiata sul letto. Lui fa sù e giù. Tra il sù ed il giù urta in continuazione contro il letto. Ogni volta che sbatte, si muove tutto. Capirai, tanto mica sei nervosa!
Tu sei nel pieno delle contrazioni, quelle forti, quelle finali. Hai il viso imperlato di sudore. Hai la faccia della sofferenza, del dolore puro ed inconsolabile. Lui chiede, attendendo pure una risposta seria: “Ti fa male?”. E che gli devi rispondere? Noooooo, sto godendo.
Altro da aggiungere?
3 Comments
Io invece devo ringraziare la sua presenza e i suoi nervi saldi se il primo figlio è nato con parto spontaneo perché, ad un certo punto, a forza di muovermi in sala parto si era spostata la cintura di monitoraggio e si era perso il battito..l’ostetrica ha chiamato anastesista e medico e in un attimo mi stavano per addormentare per taglio d’urgenza. Lui, dopo averlo detto con calma varie volte senza che nessuno lo ascoltasse, appena prima di essere cacciato via, ha risistemato la cintura e ritrovato miracolosamente il battito…scuse del l’ostetrica, risate del medico e io, che a quel punto ero nel panico, con ossigeno a spingere! Con i gemelli, invece, è arrivato dal lavoro al pelo, mentre mi caricavano di corsa in barella per portarmi in sala parto…d’altro canto, nessuno si aspettava 49 minuti tra travaglio e fase espulsiva di due!
Tuo marito bravo, per carità…. ma il personale che non verifica come è posizionata la cintura, prima di pensare al cesareo, è un pò grave! Per fortuna bene quel che finisce bene! 🙂
Non a caso per il secondo parto ho scelto un altro ospedale!!!!