Diventare mamme a quarant’anni, e dopo, è sempre più frequente. Non è solo una questione di carriera, ma di sostegno alle famiglie, di avere un lavoro normale, di avere accanto il giusto partner. Della volontà, condivisa, di avere dei figli.
Non sono un ginecologo, eppure, mi capita di ricevere messaggi di mamme attempate (come viene definita Renée Zellweger in Bridget Jones’ Baby) che cercano confronto e conforto. Vogliono avere un secondo od un terzo figlio, ma i 40 anni sono vicini o sono passati. Ci sono anche donne che sarebbero alla prima esperienza da mamme, e questo le spaventa ancora di più. Lo chiedono a me, come fossi un’amica, una confidente, perché sono diventata mamma a 38 anni e poi a 40.
Mamme e donne che sono spaventate dall’idea di non riuscire. Che sia troppo tardi. Che hanno paura dei giudizi.
Non c’è un tempo uguale per tutte. Può suonare banale ma è vero.
La maternità non è una gara di velocità, non vince chi arriva prima.
Decidere di diventare genitori, non è come scegliere un cappotto, una vacanza, un divano nuovo. Non è qualcosa che ti consente di fare retromarcia, di rallentare o di mettere pausa.
I sacrifici che richiede, al di là della retorica, non sono pochi. Bisogna saperlo ed essere pronti a rinunciare a qualcosa.
Per diventare genitori, occorre essere in due. Non sempre lo si è a ventanni o a trenta. Non sempre si ha la persona giusta accanto, alle volte, bisogna aspettare.
Una gravidanza a 35 o a 40 anni espone maggiormente ad aborto spontaneo, a parto prematuro ed, ovviamente, la fertilità è minore. Bisogna saperlo.
Alle volte ci vuole più tempo, altre volte no.
Esperienze come aborti o difficoltà a concepire le vivono anche coppie più giovani, nonostante le probabilità siano minori. Anche per questo, in alcuni casi, ci sono gravidanze che arrivano tardi.
Se si hanno timori, ci si può confrontare con un buon ginecologo che, più di ogni altro, dovrebbe riuscire a dipanare i dubbi, mettendoci di fronte ai dati reali.
Quando vengo interpelleta, dico sempre di farsi coraggio, di non aver paura perchè, l’unico vero rimorso, potrà essere quello di aver ceduto ai timori, ai giudizi (cui viene sottoposta ogni mamma, comunque) e di provare. Non bisogna rinunciare.
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