L’inserimento, sia per il nido che per la scuola materna, è un periodo variabile e flessibile che, in genere, dura circa due settimane. Ma come funziona il programma di inserimento? Come va affrontato e perché, spesso, le mamme non ne sono contente?
Da una settimana, abbiamo cominciato l’inserimento alla scuola materna e, almeno sino ad ora, è andato tutto benissimo.
Il nostro programma di inserimento alla scuola materna si compone così: il primo giorno, il genitore – o chi per lui – passerà un’ora insieme al bambino, giocandoci in classe; il secondo giorno, sempre di un’ora, il bambino sarà solo; il terzo giorno, il bambino passerà a scuola un’ora e mezza; il quarto, il bambino mangerà a scuola. La seconda settimana di inserimento ha la finalità di completare, molto gradualmente, l’orario che si è scelto per il bambino. Spesso, l’uscita nel primo pomeriggio dopo la nanna/relax.
A cosa serve e come va affrontato l’inserimento
Sebbene la risposta sembri banale, non pare essere compresa sino in fondo da noi genitori. Questo periodo, che a noi sembra lunghissimo, è modellato sulle esigenze dei bambini che non sono tutti uguali e che non sempre sono stati lontani dalla famiglia, prima dei 3 anni. Per questo, affinché affrontino questo passeggio importante, nel migliore dei modi, vanno accompagnati senza lacrime o nervosismi. La gradualità è fatta per rispettare tutti bambini, anche quelli che hanno bisogno di tempo e quelli che già frequentavano la classe gli anni precedenti.
Perché le mamme sono contro l’inserimento
Due settimane di reperibilità e di orari ridotti, mettono in difficoltà le mamme sulle quali, incomprensibilmente, continuano a convergere sempre troppe mansioni, quelle che non vogliono delegare o quelle che non possono farlo. Per non parlare di quelle che hanno più inserimenti da fare. In realtà, i genitori possono alternarsi, come possono anche farlo con altri parenti. Per chi ha un lavoro dipendente, ovviamente, non è semplice districarsi.
E si intravedono gli albori di quella che sarà la nostra sfiducia nel sistema scolastico.
“A cosa serve un periodo così lungo? Mio figlio non ne ha bisogno. Due settimane sono esagerate. Mia figlia ha già fatto tre anni di nido. Ma non vedono che i bambini oggi sono svegli! Io lavoro, come devo fare, non ci pensano?” Etc etc.
Siccome noi siamo – in alcuni casi comprensibilmente – in difficoltà, pensiamo che le cose siano fatte male, senza senso, senza studio.
Noi, che mettiamo i figli al primo posto, i bambini al centro, anche troppo, non comprendiamo che, per loro, questo passaggio è delicato e, proprio ora, vogliano fuggirne. Facciamo fatica a capire che la cartina di tornasole non sia nostro figlio, inserito benissimo, e che vanno accompagnati tutti i bambini anche quelli che fanno più fatica e che non sono i nostri.
2 Comments
Standing ovation!
A volte sembra che la lentezza dell’inserimento sia una rottura di scatole. Invece bisognerebbe capire che un inserimento non è pensato per il benessere del genitore, ma per il benessere del bambino che in quel momento sta vivendo una fase delicata del suo percorso di vita.
Guarda, non so se hai letto i commenti su fb, ma non eravamo in molte a pensarla cosi. Lo immaginavo, infatti, non ho confezionato un post per i like, perché, a naso, sapevo che sarebbe stato poco condiviso. Ho scritto, con onestà, quello che pensavo.