Non ce l’ho con Halloween. Anzi, quando ero una ragazzina, andavo a vedere tutti i film ispirati al genere. Non odio le zucche, tutt’altro, mi faccio un sacco di zuppe, e ne ho anche intagliata qualcuna. Non odio i dolcetti – scherzetti (anche se, quando alcuni bambini, anziché rimanere sulla soglia della porta, ti entrano in casa, buttandosi quasi sul divano, non è che mi facciano impazzire).
Però, non l’ho mai festeggiato e non lo faremo neanche quest’anno. Ci toccherà, prima o poi. Come credo tocchi a tutti i genitori.
Sapete cosa non mi piace davvero? Le maschere. Infatti Carnevale non è la mia festa preferita., sarà che non amo l’acrilico? Chissà.
A me piaceva quello che facevo da piccola. I parenti che scendevano a trovarci, qualche volta. L’odore delle castagne, in casa e fuori. Le prime calze lunghe, ricamate, indossate sotto i vestiti che, immancabilmente, mi pizzicavano. Il cappotto, che durava poco, perché poi usciva il sole, faceva caldo e lo toglievo.
Andare a piedi al cimitero. No, non per un film horror, ma per avere l’occasione ufficiale, le altre durante l’anno erano comunque frequenti, di portare un fiore, un sorriso, alla cappella di famiglia, tornandosene piene d’amore e di un ricordo speciale.
Ascoltare i racconti sulla prozia che non avevo mai conosciuto, sui bisnonni di cui avevamo solo quelle due foto. Sulle antiche liti sull’eredità di famiglia, sul periodo della guerra (al quale appartenevano i miei nonni).
Tutta quella gente che faceva la nostra stessa strada a piedi. Ci si fermava a chiacchierare: io e mia sorella ascoltavamo conversazioni più grandi di noi, guardando dal basso, visi che ci sembrano spesso vecchi. Probabilmente non lo erano affatto. Quell’ arrivare con il freschetto del primo pomeriggio e tornare a casa con il buio della sera.
E le “calze dei morti” che mi ritrovavo nel letto. Quella che, da bambina, cercavo con la punta dei piedi, al risveglio, la mattina, sotto la coperta. Piene di dolci e sempre diverse. Quelle che, pochi chilometri più avanti, già non si usavano più. Perché l’Italia è così: ogni chilometro è una tradizione diversa.
E la preparazione del grano: con il vin cotto, il cioccolato fondente, le noci e il melograno.
No, io non odio Halloween, perché dovrei? Anzi, fa molto colore vederlo festeggiare.
Però mi manca il mio. Quello che è dentro di me, che mi ricorda chi sono, da dove vengo. Forse, da dove veniamo tutti. Sarà l’età.
Happy Halloween!
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