Prima di diventare mamma, le mie amiche che avevano figli, mi domandavano: “Tu vuoi allattare, vero?”. Io, di fronte a quella che mi sembrava un’ovvietà, rispondevo: “Certo, perché non dovrei”. Poi, ho partorito e tutto è cambiato. Non sono riuscita ad allattare e ci sono stata male. Di fronte a quella semplice domanda, “Stai allattando?”, mi crollava il mondo addosso. Ero particolarmente sensibile e mi sentivo sempre giudicata.
Non allattavo, pur essendo preparatissima sul tema. Io e mio marito avevamo passato le sere a leggere libri sul diventare genitori e anche sull’allattamento.
E, proprio mio marito, è venuto in mio soccorso, ha cercato di rasserenarmi in mille modi, quando quell’allattamento non è partito.
I papà. Si. Loro possono fare molto per noi mamme sia quando allattiamo che quando non lo facciamo.
Per questo, quando ad ottobre, in occasione della settimana mondiale dell’allattamento, sono stata all’incontro organizzato anche grazie a Philips Avent, al Bimbi in Fiera, sono stata felice di vedere quanti neo e futuri papà, partecipavano attivamente. Quanti papà, che fino a pochi anni fa, avrebbero ritenuto estranei temi come l’allattamento, erano desiderosi di capire, di sapere.
L’incontro, tenuto dal dott. Arturo Giustardi, neonatologo e pediatra e dalla dott.ssa Monika Stablum, infermiera pediatrica, è stato interessante e mi ha dato la conferma che le mamme ed i papà vogliono sapere il più possibile, hanno fame di conoscenza perché vogliono il massimo per i propri figli.
In quell’ occasione, ci è stato ricordato che il bambino, sin dalla gravidanza, si prepara alla vita e quindi anche ad essere allattato. Si prepara ad essere accolto da quelle voci che, per nove mesi, ha imparato a riconoscere. Per cui, sin da subito, la presenza del papà è importante: mai escluderli o cercare un rapporto chiuso (solo mamma-bambino). Si diventa una famiglia. Entrambi i genitori sono importanti allo stesso modo.
In questo percorso di conoscenza è determinante il contatto.
Quello visivo, che avviene durante l’allattamento ma che, se allattare al seno non si può, non deve mancare neanche durante la poppata con il biberon.
Quello fisico, che, se non avvenisse immediatamente, in ospedale, si può recuperare a casa. Quelle carezze, quegli abbracci, quel dormire vicini che non vanno mai confusi con i vizi, perché tali non sono.
Il dott. Giustardi e la dott.ssa Stablum ci hanno tenuto a ricordare che:
L’allattamento materno può richiedere un supporto emotivo, una rete familiare di sostegno e anche una consulenza specialistica, e che noi mamme non dobbiamo negarcelo. Se abbiamo bisogno, dobbiamo chiedere.
Allattare fa bene alla mamma, tra le altre cose, la aiuta nella perdita del peso e nella prevenzione del tumore al seno e all’utero. Fa bene al bambino perché lo protegge come fosse un vaccino.
Se siamo motivate ad allattare, lo possiamo fare anche in caso siamo state sottoposte ad interventi al seno o se dobbiamo prendere alcuni farmaci.
Dobbiamo allattare fino a quando sentiamo di volerlo fare. Il limite è la nostra tranquillità. Mai sentirsi in colpa e mai forzarci. E, quando vogliamo o dobbiamo smettere, l’importante è comunicarlo al bambino.
Durante l’incontro si è parlato anche del divieto di fumare: inutile farlo in una zona appartata perché la nicotina rimane sui nostri vestiti. Dobbiamo smettere.
Durante l’incontro, gli esperti sono stati bombardati da tantissime domande e questo mi ha fatto capire quanto sia necessario partecipare a dibattiti come questo. Parlare di allattamento e di quei primi meravigliosi (ma non sempre facili) momenti, della nostra vita da neo genitori, si deve fare sempre di più.
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