Quando ero in attesa di Clara, la stanchezza fisica era tanta. Al peso vero e proprio della pancia che lievitava, a quella sonnolenza piuttosto costante dei mesi di gravidanza, ai controlli e agli esami che facevo qui e là, si aggiungeva il fatto di avere una bimba di due anni a casa, da accudire.
La seconda gravidanza, come spesso diciamo tutte, è molto diversa dalla prima. Non abbiamo tempo di godercela, passa e non ce ne accorgiamo. Se abbiamo figli piccoli, non possiamo certo prenderci una pausa da loro ed immagino che problemi analoghi li viva chi ha figli grandi.
Allegra aveva ancora i pannolini da cambiare, i vestitini che avevano bisogno di essere allacciati, aveva bisogno di andare al parco, correre, giocare. Aveva bisogno di attenzioni e di affetto ed io, sul primo fronte, avevo qualche difficoltà.
Non riuscivo sempre ad accompagnarla, a sollevarla, a prenderla in braccio quando desiderava.
E tutto era complicato dal fatto che non andava al nido. Solo dopo un sù e giù emotivo, che ora comprendo essere stato ingiustificato da parte mia, l’abbiamo iscritta, un mese prima dal mio parto.
Molte mamme me lo avevano consigliato, memori delle proprie esperienze: meglio iniziarle al nido, dove maestre, giochi e altri bimbi, le avrebbero fatto più compagnia di quanto sarei riuscita a fare io, con una neonata fra le braccia.
In quel periodo, ed anche subito dopo il parto, Allegra cominciava a vivere un rapporto conflittuale con me. Non poteva capire che alcuni miei “non ora; aspetta un attimo; sono stanca; chiedilo a papà” non erano dettati da poco amore, ma proprio dall’impossibilità di farcela.
Così ha cominciato a rifiutarmi.
Mi ricordo, durante uno degli ultimi controlli in ospedale, che mi si lucidarono gli occhi, quando la ginecologa mi chiese come l’aveva presa la primogenita: “In questo momento non bene, mi sembra”. E lei mi confortò, immediatamente, sentendo la mia voce incrinarsi: “Lo so, fanno così all’inizio. E’ capitato anche a me, poi passa”.
C’è voluto tempo perché passasse. Quel conflitto, lecito per una bimba di due anni mi faceva comunque male.
Io l’amavo tantissimo, non un millimetro di meno.
Ora è passato. Fra pochi giorni, Clara compirà un anno. Le dinamiche sono altre. Momenti di gelosia, con la sorella, sono frequenti, ma cominciano ad alternarsi a quelli di gioco, di scoperta. Cominciano a farsi le prime risate insieme, a capirsi solo con lo sguardo, a creare il loro mondo.
Ora, io e lei siamo più unite di prima. Mi sembrava impossibile, un anno fa, ed invece, è tutto ancora più bello.
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