Mamma e figlia. Mellin

Quello sguardo che solo i bambini hanno

Allegra, qualche sera fa, alle 22.00 si è alzata dal letto, dove, faticosamente, ero riuscita a metterla.
Tre favole, parecchie coccole e la resa (credevo!). Improvvisamente, la porta del corridoio si apre, lei, tutta eccitata, corre verso di noi dicendo: “Mamma, papà, vi devo fare vedere una cosa bellissima! I fiori che ho messo nell’acqua, si sono aperti. E’ una cosa stupenda.”.

Le parole si susseguono con tale eccitazione che si mangiano una con l’altra. Gli occhi brillano come quelli di un adulto non possono. Il corpo è trepidante, teso, è argento puro.

Allegra ci prende per mano e ci porta in cucina. Ci fa vedere quattro margherite raccolte con il nonno, e che ha messo in un micro vasetto pieno d’acqua.

Noi mostriamo uno stupore che non è della giusta misura, ma in realtà non per le margherite, quanto per la sua impazienza a mostrarcele alle dieci di sera. Qualcosa alla quale aveva pensato tutto il pomeriggio, probabilmente, e che le era piombato in mente, mentre stava chiudendo gli occhi, e che non poteva attendere l’indomani.

Ecco come sono loro. I bambini. Reattivi, sensibili, a qualunque prima volta. Anche ad una micro margherita, colta in cortile, già mezza accasciata, alla quale, con qualche goccio di acqua del rubinetto, ridanno la vita.

Così, quando, per il Salone del Mobile, a Milano, hanno distribuito in città le più bizzarre delle installazioni, ho pensato che si sarebbe meravigliata a vederne qualcuna.
Le avevo parlato così tanto di questo grande palazzo con la cerniera gigante che, ogni giorno, dopo la scuola, mi chiedeva di vedere.
Il sabato mattina ci siamo andati ed eravamo carichi di emozione e curiosità.
Come si sarebbe meravigliata, la nostra piccola grande Allegra, alla vista di un palazzo che si apre, facendo scorrere una zip?

Bè, i bambini ci sorprendono. Lei, che per tre fiorellini dava i numeri per l’emozione, alla vista del palazzo immortalato da tutti i giornali, diventato simbolo della design week, cosa dice?
“Mamma, possiamo mangiare qua? Io ho fame!”.

Forse, per la mente di un bambino, abituato a fantasticare su tutto, a creare luoghi e storie immaginifiche, lo spettacolo è altrove.

 

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