Mamma, perché hai fretta? Perché corriamo?
Mamma, voglio essere un bambino il più possibile. Voglio abbracci, baci, casette immaginarie fatte di lenzuola. Voglio la certezza che ci siate dietro la porta. Voglio guardare un cartone animato insieme, le patatine fritte, un gioco nuovo, le favole della buona notte.
Mamma, papà che fretta c’è di diventare grande?
Camminerò quando sarà il momento, parlerò quando ne avrò voglia. Giocherò con gli altri bambini quando sarò pronto.
Papà, voglio essere me stesso. Non voglio essere giudicato, appellato, classificato. Né da te, né da mamma, né dai nonni, e, soprattutto, non davanti ad altri.
Non sono solo timido, disubbidiente, orgoglioso o sensibile.
Sono molto di più, come voi. Voglio essere accettato per quello che sono e ora sono un bambino, perché non lo capite?
Voglio essere libero di diventare grande quando sarà il momento, ma il momento non è ora.
Volermi bene vuol dire accettare anche ciò che non vi piace, anche quel vostro difetto che non avreste voluto ereditassi.
Mamma, papà, perché avete fretta di farmi fare le cose dei grandi? Di parlare come i grandi, di vedere le cose dei grandi, di ascoltare la musica dei grandi? Io non sono pronto.
Voglio vestimi come un bambino, voglio correre, sudare, emozionarmi, come uno della mia età. Voglio essere libero di perdermi nei miei pensieri, nelle storie che invento. Non è a me che serve un tablet, un cellulare, un giochino dalla musica e dai colori ipnotici. È utile a voi, io ho bisogno di altro.
Io sono un bambino, non sono un adulto in miniatura.
Non voglio dare baci agli estranei che me lo chiedono, salutare con la manina a comando. Starmene per forza con quel bimbo o con quell’altro.
Non voglio sorridere a chi non mi piace.
La maggior parte della mia vita la vivrò da adulto. Lasciatemi il mio tempo, l’altalena, la mia visione senza pregiudizi, i vestiti stropicciati, la bocca sporca di latte e biscotti, i capelli spettinati.
L’odore della vita.
Post in collaborazione con Mellin
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