La mamma. Prima di essere una persona è un simbolo, uno stereotipo, un archetipo. Rappresenta accoglienza, rifugio, amore, premura, comprensione, perdono.
Siamo tutto questo, senza quasi saperlo, dal primo istante. Eppure.
Eppure tutti vogliono dirci cosa sentire, come fare, come non sbagliare. Tutti credono di saper fare meglio di noi, dalla nonna allo zio, dalla vicina di casa all’uomo del bar.
Ci stressano, ci smantellano comportamenti che ci vengono naturali.
“E’ proprio perché sei la madre che te lo dico”, una contraddizione in fondo, perché proprio perché siamo le madri, non abbiamo bisogno che ce lo spieghi, verrebbe da dire.
E i padri invece?
Ai padri si chiede meno, molto meno.
“Non lo disturbiamo, intanto lo dico a te”.
I padri, come fossero un accessorio. Un elemento che si trova lì per caso. Che è inutile chiedere, dire, pretendere, spiegare, consigliare appunto. E’ il padre. Tutto qua.
I padri, come le madri, sono importanti allo stesso modo. Hanno la stessa influenza verso i figli. Li amano, li educano, li accolgono, né più né meno di come lo fa una mamma.
Forse non tutti siamo ancora pronti a capirlo, ma sono anche loro alimento per i nostri figli. Il loro amore, la loro premura, la loro presenza è indispensabile per la crescita dei bambini tanto quanto quella di una mamma.
I padri possono dar loro il latte e la pappa. I padri possono cambiare pannolini, rimboccare le coperte. I padri possono parlare con le maestre, andare al parco, dare i baci sulle bue. Passare dal pediatra, fare la spesa, rassettare la loro cameretta.
Le madri e i padri, prima di essere persone sono simboli, stereotipi, archetipi. Per la prima volta nella storia, possono essere fluidi, possono mescolarsi, per amore dei figli, per dargli esempi di uguaglianza, di pari dignità, di solidarietà.
Meglio non perderne l’occasione.
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