I nonni. Quelli che non abbiamo conosciuto, quelli che abbiamo vissuto sino alla fine. Memoria di un passato remoto che si fa fatica a ricordare. I nonni dei nostri figli, quelli con i quali litighiamo per i super vizi, che non sanno dire di no, facendoci passare per i cattivi. Coloro che ci permettono di uscire, una sera, regalandoci uno spazio di coppia, altrimenti chimera.
I miei nonni. Storia da Istituto Luce della Rai. Pellicole in bianco e nero, diapositive dal sapore duro, vero. Odore di macerie, di fame ma anche di grande ottimismo, come tutti quelli della loro generazione.
Mio nonno materno, che faceva il falegname e non ho fatto in tempo a conoscere. Lui che, nei ricordi di mia madre, con uno sguardo, zittiva quegli otto figli rumorosi, all’ora di cena.
Mia nonna materna, che faceva le orecchiette in casa, mentre noi nipoti, credendo di non essere visti, allungavamo le mani, sotto il tavolo, per rubargliele. Lei che, nonostante abitasse a pochi chilometri dal mare, non lo aveva mai visto.
Mio nonno paterno, che dovette interrompere l’università, perché il suo papà era venuto a mancare, improvvisamente, con un incidente in bicicletta. Lui che, appunto con la bicicletta, sotto i bombardamenti, macinò i chilometri che separano la Puglia dalle Marche.
Mia nonna paterna, ragazza vissuta in una famiglia benestante, con servitù, piano a coda, cavalli e carrozze. Lei, spesso, malata che si ancorava a quel passato che non sarebbe mai tornato, si teneva stretto il tè delle cinque, come fosse l’ ultimo drappo di seta di una nobiltà che non esisteva più.
I miei nonni. Molto Istituto luce, dicevo, non vi pare?
Nonni diversi da quelli che hanno le mie figlie.
I miei genitori ed i miei suoceri sono nonni moderni. Non è una questione di età ma di attitudine. Attitudine al vizio, alle caramelle, ai cartoni animati, a qualsiasi cosa che io, invece, da mamma rompina che sono, centellino come fosse oro.
Nonni che si danno fa fare, che aiutano quando possono e che non dicono di no ad alcun gioco, neanche quando la schiena fa crac.
I nonni sono sempre un dono. Lo capisci quando sei troppo grande, alle volte, ed è per questo che vanno celebrati il più possibile.
I nonni non sono perfetti, e non sono tutti uguali. Non sono sempre storie felici e, il più delle volte, commettono un sacco di errori, come noi del resto, no?
Stannah Montascale invita tutti noi a celebrarli, un modo per soffermarsi a ricordare che siamo loro grati. Io l’ho fatto, pubblicando una foto di mia mamma (mamma, lo confesso qui, visto che non hai instagram), sul mio profilo instagram. Fatelo anche voi, raccontate le vostre storie come ho fatto io.
Ricordatevi di scrivere #100diquestinonni e @stannahmontascale e, a Natale, potrete essere fra i 10 scelti per arricchire la nuova galleria fotografica del loro sito!
Photo Credits @socialvintagemysterytour
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