Quando sei mamma, giri per la città, alla ricerca di un gioco introvabile, che tuo figlio ti ha chiesto come fosse il Santo Graal. Fermi chiunque, per strada, che credi sia in grado di darti qualche informazione in più sul gioco, o sul negozio che potrebbe venderlo, solo perché lo vedi accompagnato da un bambino. Perdi la vista, su internet, per cercarlo, e sei disposta a pagarlo più di quanto valga, solo per vedere quel sorriso, quando scarterà il regalo. Pur sapendo che, con molta probabilità, dopo un paio di mesi, quel gioco che ti ha fatto fare il giro delle sette chiese, verrà sepolto nel cesto.
Quando sei mamma, ti trasformi nel taxi che hai sempre schernito. Diventi una macchina da guerra, che sfida la logistica, la distanza, i principi spazio-tempo, per accompagnare tuo figlio a scuola di quello e di quell’altro, perché lui ha dimostrato un talento (non sempre reale) e una passione (alle volte passeggera) che devono, necessariamente, essere investiti.
Quando sei mamma, lavori più di quanto vorresti, per permettere a tuo figlio una vita serena, o di benessere, cercando di non far mancare quello che è mancato a te o di garantirgli quello che hai avuto tu. Sempre con un piede nel presente e uno nel futuro, soffocando i sensi di colpa, per il minor tempo che puoi concedergli quotidianamente, pensando alle possibilità che potrai garantirgli da adulto.
Quando sei mamma, rinunci al lavoro che non ti gratifica più, che ti fa tornare a casa stanca, stressata, perché vuoi offrire a tuo figlio un sorriso, un’ accoglienza che non abbia interferenze con notifiche di mail, messaggi, pensieri negativi, la sera o nei week end. Pensando al presente, sei felice per il tempo che potete trascorrere insieme, soffocando i sensi di colpa per gli anni che hai investito su te stessa, ti convinci che il presente sia quello che conta, e, il futuro si vedrà.
Quando sei mamma, ti fanno male i commenti, i pareri, le divisioni per caste delle altre: la lavoratrice, la casalinga, l’imprenditrice, l’impiegata, la professionista. Non ne capisci il senso, non capisci perché, sui papà, certe riflessioni siano inesistenti.
Quando sei mamma, credi di sapere più delle altre. Vuoi aiutare, consigliare, insegnare. Pur mossa dalle migliori intenzioni, pur sapendo quanto fanno male le interferenze di estranee, lo fai. Fai sentire inadeguata una mamma come te che, mentre crede di star facendo bene, viene travolta dalla prospettiva che non sia abbastanza.
Quando sei mamma, non sempre riesci a fare il massimo, ma, davanti agli altri, difendi la tua posizione, fermamente. Sei vulnerabile, per questo ti trinceri dietro corazze dure come diamanti, perché sai che un niente potrebbe buttarti giù. Sei vulnerabile perché, a volte, sei sfinita, perché troppe cose ti sfuggono di mano, perché la tua vita si è ribaltata, ma, sopratutto, perché amare davvero, in quel modo lì, rende di una felicità pazza, ma che ha un tallone di Achille. La paura che qualcosa vada storto, un qualcosa che si nasconde dietro ogni piccolo passo.
Quando sei mamma, partecipi a sciocche battaglie che ti fanno perdere il sonno: allattare – non allattare; svezzamento – autosvezzamento; ciuccio – non ciuccio. Dubbi che ti fanno uscire pazza, che sembrano determinare il futuro di tuo figlio ma che, in realtà, si esauriscono in pochissimi mesi o anni.
Quando sei mamma, pensi a tuo figlio come dovesse rimanere perennemente bambino. Eppure, quello è un periodo talmente breve, che fila veloce, che non ha rapporto con tutto il resto della sua vita.
Quando sei mamma, ti senti sola. Sei convinta che nessuno ti capisca e che nessuno sia in grado – o abbia la voglia- di aiutarti. Alle volte è assolutamente vero, alle volte meno. In mezzo alla gente, alla famiglia, alle amiche, alle colleghe, la tua vita è in un affanno silente. Anche se sei ferma, immobile fisicamente, mentalmente, pensi a quello che hai fatto o non hai fatto, a quello che avresti voluto o non avresti voluto. Programmi, prometti, disfi.
Essere mamma è il cambiamento continuo. Cresci come cresce lui. Alla sua velocità, con i suoi ritmi. Cerchi di anticiparlo nella strada, per proteggerlo, per fargli da schermo, da filtro, ma è una battaglia persa. Il passo lo conduce lui e tu non puoi che stargli accanto o dietro.
Essere una mamma è alzarsi felice, e andare a dormire pensando ad attenzioni che credi di avergli fatto mancare, anche se così non è.
Essere una mamma è un mestiere, in un certo senso: hai un datore di lavoro che pretende oltre i limiti sindacali, che ti paga con un scambio merce, ma con una merce di gran valore. E’ lavorare, cercando di cogliere i risultati nelle pieghe di un sorriso, nell’umido degli occhi, nel voto di scuola, nella passione ritrovata, nelle amicizie fiorite.
Nella serenità dello stare al mondo.
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