Di urla, grida, parolacce, isterismi contro i figli

Qualche mese fa, alla cassa di un supermercato, ho visto una mamma che prendeva a male parole la figlia. Il motivo credo fosse il fatto che la figlia avesse portato fuori un oggetto non pagato. Mi è sembrato di capire che la bimba l’avesse fatto senza neanche accorgersene. La mamma, evidentemente esasperata, ha urlato, strattonato le due figlie, restituito l’oggetto in cassa, gridato un paio di parolacce.

Il primo giorno di piscina di quest’anno, ho assistito ad una scena che mi ha riportato alla mamma di cui sopra. Una madre, con due figli, le mani e le braccia completamente  occupate da giacche, borsoni e costumi, gridava al figlio di entrare in piscina. Lui non voleva, aveva le lacrime agli occhi, lei gli diceva che lo aveva iscritto, che doveva superare quella paura, perché poi si sarebbe divertito. La mamma si scusava con i presenti, perché si rendeva conto dei toni, ma insisteva con il figlio. Non so verso chi dei due ho provavo più tenerezza.

Entrambe le mamme, quella del supermercato e quella della piscina, erano donne stanche. Probabilmente, certo non ne ho contezza, erano in un posto dove non volevano essere, a fare cose che, quanto meno in quel frangente, si sarebbero risparmiate.

Entrambe, e di questo sono sicura al mille per mille, a sera, si saranno sentite in colpa. 

Non ho giudicato alcuna di queste mamme, anzi, sarei voluta intervenire – ma quanto è difficile farlo con la giusta delicatezza- per aiutare. Sollevare. Non ero al posto di quelle mamme ma ci sarei potuta essere io. Forse avrei usato altri toni, altri modi, altre parole? Forse si. Ma, anche fosse, il succo sarebbe rimasto lo stesso.

Proprio per questo, sarei voluta andare da entrambe le mamme, per dir loro che le capivo, che non dovevano né vergognarsi, né sentirsi male. Perché, giusto o sbagliato che fosse quel comportamento, esagerato o meno, le mamme, i genitori, sono persone. Le persone perdono la pazienza. Nonostante questo, amano. Nonostante questo, sono in grado di avere atteggiamenti migliori.

Non so quanti padri ho visto alle prese con situazioni del genere. Mi domando se loro, a quel livello di riserva di energie, pazienza, e lucidità ci arrivino mai.  

Io credo che i figli, in moltissimi casi, soffrano per certe nostre reazioni e che difficilmente siano in grado di capirci. Nonostante questo, dobbiamo cercare il dialogo subito dopo, di calmarci, di chiedere scusa appena possibile, far capire loro che gli vogliamo bene sempre, anche quando perdiamo la lucidità.

Dobbiamo ricordare a noi stesse, poi,  che non siamo quella persona lì (abbiamo tenuto un comportamento migliorabile, ci mancherebbe) ma non siamo neanche quella immagine social, lo sguardo dolce che si perde negli occhi del figlio, alla quale mettiamo like in modo compulsivo (perché anche quello è un comportamento tutt’altro che assoluto).

Quello che non dobbiamo fare è sentirci sbagliate. Vergognarci di fronte agli altri.  Perché può capitare a tutte di essere quella mamma, in un supermercato, in una piscina. Insomma, alle prese con il fare quotidiano. Non con un libro di pedagogia da scrivere. 

 

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