Sindrome di De Quervain: Cos’è, a Chi viene e Come si guarisce

Io, che ho avuto la Sindrome di De Quervain, vi spiego cos’ è, a chi viene, e come si guarisce. Sono passati anni e, quando mi capita di intravedere la sagoma dei tutori che usavo per curare la Sindrome di De Quervain, vengo travolta da una serie di ricordi. La mia prima gravidanza, il male ai polsi che diventava sempre più intenso, l’impossibilità di prendere in braccio mia figlia. Si, perché la Sindrome di De Quervain, che spesso colpisce le mamme, può essere invalidante. 

Cos’è la Sindrome di De Quervain e quali sono i sintomi

La Sindrome di De Quervain è una  malattia infiammatoria dei tendini della mano, che permettono di estendere il pollice. Per questo, il principale sintomo è un forte dolore che si avverte quando si muove il pollice.   

La malattia di De Quervain provoca un dolore molto intenso, che, in genere, parte dal polso, alla base del pollice, e che  impedisce di compiere normali gesti di presa.

Come scoprire se ho la Sindrome di De Quervain

Quando ero incinta, a poche settimane dal parto, chiedevo a tutte le mamme che conoscevo, se avessero avuto anche loro, in gravidanza, un dolore al polso. Purtroppo, parevo essere la sola ad avere questo problema e, dopo una ricerca su internet, scoprii che c’era un modo per capire cosa avevo. Una diagnosi semplice, che potevo svolgere io stessa a casa, per capire se avessi la Sidrome delle Lavandaie (viene chiamata anche così).

Il test di Finkelstein: si deve stringere il pollice all’interno delle altre dita chiuse a pugno, e si deve flettere il polso nella direzione del mignolo. Se hai la Malattia di De Quervain, questa semplice operazione risulterà impossibile per il dolore.

Quali sono i soggetti più colpiti dalla Sindrome di De Quervain e perché colpisce le mamme

Principalmente si tratta di donne, tra i 30 e i 60 anni, e persone che svolgono attività che comportano movimenti ripetuti, all’altezza del pollice. Un tempo, colpiva proprio le lavandaie, che ovviamente lavoravano con movimenti ripetuti delle mani.

Spesso, coinvolge le mamme, nei primi mesi dalla nascita del figlio. Questo avviene a causa del peso del bambino che noi mamme teniamo in braccio e delle sollecitazioni dovute ad alzarli e ad abbassarli.

Eppure, a me, Sindrome di De Quervain venne prima ancora della nascita di mia figlia, così non riuscii a diagnosticarla subito. 

Dopo qualche settimana dal parto, mi sottoposi ad una visita ortopedica, raccomandata in questo caso,  e che si sostanzia nel test di Finkelstein e nel concordare il trattamento da porre in essere, per guarire.

Come guarire dalla Sindrome di De Quervain

Il primo approccio per trattare la Sindrome di De Quervain  è il tutore. Il tutore, che io stessa feci ad entrambe le mani (purtroppo il mio caso coinvolgeva entrambe le mani e spesso rendeva ulteriormente complicato quello che sarebbero stati i miei primi mesi da neomamma), viene fatto in ospedale e deve essere portato il più possibile. Il suo scopo è quello di impedire una serie di movimenti che andrebbero a mettere sotto sforzo, e quindi ad infiammare ulteriormente, la zona interessata. Si tratta appunto di movimenti che verrebbero naturali e che dobbiamo assolutamente evitare di fare.

Il tutore, che va messo anche a letto, non è molto facile da portare perché, impedendo movimenti necessari,  compromette una vita normale, soprattutto quella di una mamma che deve prendere in braccio il figlio, giocare, fargli da mangiare e così via.

Qualora il tutore non basta, si opta per l’intervento chirurgico.

Ecco come sono guarita dalla Sindrome di De Quervain

Passati mesi dalla diagnosi, senza che il tutore sia stato di aiuto, è necessario sottoporsi ad un intervento. Si tratta i un’incisione al polso, per  liberare i tendini. L’intervento chirurgico, circa 10 minuti di durata, richiede solo l’anestesia locale.

Anche io avrei dovuto sottopormi all’intervento chirurgico ma, non avendo avuto un’assicurazione sanitaria a coprirmi le spese (se non erro,  il costo era di circa duemila euro), mi misi in lista d’attesa, per poterlo fare con il sistema sanitario. Avrei dovuto attendere tre mesi per potermi operare. A pochi giorni da quello che doveva essere la data dell’operazione, il dolore si attenuò sino a scomparire. L’infiammazione era guarita da sola, così come era venuta. E non mi è mai più comparsa, neanche quando rimasi nuovamente incinta. 

 

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