Nessuno mi toglierà dalla testa che i figli sono dipinti come un problema delle mamme. E dico problema perché è così che vengono considerati, quando le mamme tornano a lavoro o cercano un lavoro o cambiano lavoro. I figli, dal lato azienda, spesso, sono visti come un ostacolo alla produttività, alla puntualità, all’ abnegazione. I figli, per le mamme, dal punto di vista lavorativo, sono un grattacapo. Negarlo è vivere su un altro pianeta.
Il rapporto mamma-mondo del lavoro è così complesso, che una delle faide più aspre fra le mamme è tra la mamma lavoratrice e quella casalinga. Come fossero due figure leggendarie: quella epica, l’eroina che fa due lavori (la mamma e la lavoratrice) e quella ignava che passa il tempo a casa e a fare la colazione fra amiche.
Nessuna comprende la situazione dell’altra: nessuna empatia per la donna che si smazza l’impossibile e viene pagata meno del collega maschio, o per la donna che sta a casa per questioni familiari, perché non è più riuscita a ricollocarsi o infine che ha semplicemente scelto una strada precisa, che ha tutto il diritto di scegliere!
Alcune di voi mi potrebbero dire che sto esagerando, ma io sono stufa di guardare la faccenda attraverso la prospettiva delle eccezioni. E proprio perché i figli non sono un problema ma sono Amore come mai uno potrebbe immaginare, prima di prenderli fra le braccia, mi scoccia pensare che l’averne possa portare tante inutili difficoltà. Alle donne in primis, come quando, tra le domande dei colloqui, arriva quella sui figli. E me ne cruccio tanto, anche pensando al futuro delle mie bambine.
Le aziende hanno una grossa responsabilità, in questo senso: perché si può essere – e si è- degli ottimi professionisti anche con uno o più figli. E creare una sorta di barriera all’ingresso o alla stanza dei bottoni, non favorisce la nascita di nuove famiglie, ne tarda l’arrivo e, udite udite, priva l’economia stessa di un grande potenziale.
“Parto e Riparto” è un progetto a supporto delle famiglie, voluto fortemente da Mellin e di cui ho sempre enorme piacere nel parlarne!
“Parto e Riparto” è un gioco di parole, radicato nel concetto che la nascita di una famiglia è un inizio, non una parentesi, non una fine.
Come nasce il progetto a supporto della genitorialità.
Mellin, nel 2011, decise di sostenere la maternità e la genitorialità in azienda, creando un Baby Decalogo. Dieci regole per aiutare le famiglie, ad esempio: integrare la retribuzione Inps per il congedo parentale del 30%, portandola quindi al 60% dello stipendio; garantire al papà dieci giorni di permesso di paternità retribuita; posticipare l’entrata o anticipare l’uscita dei genitori, per un massimo di 15 giorni, durante l’inserimento all’asilo nido o alla scuola materna dei bambini.
Da questa esperienza, è nato “Parto e Riparto”, un impegno più ampio per aiutare tutti i genitori, non solo i dipendenti Mellin, a districarsi in una nuova vita, irta di difficoltà che, a lungo, se non alleggerite, stancano.
Cosa fa Mellin, in concreto?
Nato da un progetto di comunicazione interno all’azienda, nel 2020, il progetto è diventato un portale esterno, che offre consulenze personalizzate in ambito di diritto del lavoratore-genitore, attraverso esperti che rispondono ad personam. Qui vengono fornire informazioni concrete a chiunque voglia accedervi. “Parto e Riparto” è supporto pedagogico e psicologico, presto, anche individuale.
E’ una guida in grado di fornire informazioni utili anche sotto l’aspetto economico, in un labirinto burocratico nel quale non è facile trovare l’uscita. Un ginepraio fatto di sottili spine, quando il lavoratore è un genitore e che, attraverso una consulenza personalizzata, può aiutare la mamma o il papà a districarvisi con meno ansia.
Parto e Riparto, è un’aspirazione, per una società nella quale le famiglie non devono essere lasciate sole. Un’idea di Mellin che spero sempre possa ispirare tanti altri.
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