Ieri sera, su Netflix, ho visto un film interessante, la cui trama affronta un tema delicatissimo, che merita enorme attenzione. To the Bone – Fino all’Osso è un film che parla di anoressia, bulimia, disturbi alimentari che, spiace dirlo, in quanto mamme e papà non possiamo ignorare.
Un vero inferno, quello dell’anoressia e della bulimia, di cui mi domando quanto sappiamo davvero. Guardando il film ho pensato che noi mamme e papà di futuri adolescenti, non possiamo farci cogliere impreparati da uno tsunami dal quale, per tornare indietro, non basteranno solo le nostre migliori intenzioni.
To the Bone – Fino all’Osso, la trama
Il film, che trovate su Netflix, ruota intorno alla storia di Ellen, una ventenne dal grande talento, quello del disegno, con una famiglia assai problematica. Il padre, del tutto assente; la matrigna, che si prodiga per lei pur essendo inadeguata; la sorellastra cui vuole molto bene; la madre naturale e la sua nuova compagna, distanti geograficamente e non solo.
Ellen esce ed entra dai centri di recupero; conosce a memoria le calorie di qualsiasi briciola si trovi nel piatto; non riesce a mangiare quasi nulla; ha la schiena scheletrica, piena di lividi per i tanti addominali. Ellen si controlla, con la mano, la circonferenza del braccio, sperando che gli entri sempre nel suo palmo.
Ellen, soprattutto, cerca un perché. Un perché a questo su malessere cui lei stessa non riesce a trovare una vera ragione. Sembra che, da un lato, voglia lasciarsi andare, dall’altro, si spaventi di quella pesata giornaliera che la vede scomparire.
La moglie del papà, in grande difficoltà di fronte ad un problema così importante, ma di cuore, le trova un nuovo specialista, che la prenderà in cura, inserendola in una casa con altri ragazzi con lo stesso problema. Le nuove amicizie, a giorni alterni, le daranno la spinta per trovare una positività nell’approccio alla vita, attraverso enormi battaglie interne.
Il film è drammatico, ma delicato, ed a tratti anche simpatico. Non trascina in un incubo solo nero, profondo, ansiogeno, come il tema vorrebbe, e credo che questa sia stata una scelta bene precisa. Questo permette a tutti, infatti, di vederlo.
Perché guardare un film sull’anoressia.
Sono stata una ragazza molto magra, per la maggior parte della mia vita. Anche dopo i trent’anni, quando il metabolismo comincia a dare importanza a ciò che ingurgitiamo. Ho sempre mangiato di tutto, senza farmi un cruccio sulle quantità e, pur senza bruciare con lo sport, poco si fermava sui fianchi, sulle cosce, sui glutei. Lo so, dopo la maternità ho recuperato, che ci vogliamo fare!
Sono stata fortunata. Eppure, questo concetto, quello della fortuna, è la spia di un problema: il considerare la magrezza un valore, una cosa buona, una qualità. E quando lo si considera un valore, una cosa importante che può darci felicità, si potrebbe essere disposti a tutto pur di trovarla.
Ve lo dico onestamente, contrariamente a quello che pensano in molti, non è un valore neanche avere un seno abbondante, una vita sottile o le gambe lunghe. Tutto ciò che moda impone, addirittura all’occhio maschile ( che, a volte, mi domando se non sia troppo confuso su ciò che vuole davvero e ciò che gli altri vogliono per lui), non può essere preso come parametro.
Da ex adolescente, anche io ho dovuto combattere contro modelli cui non potevo somigliare. Modelli che mi hanno fatto perdere tempo, consumato allegria ma, soprattutto, inciso sulla mia sicurezza personale. Questo, per molti, può causare un danno, colpevolmente prodotto dal mondo esterno, dalle passerelle, dai cartelloni, dalla tv, da photoshop e, lasciatemelo dire, in piccola parte, anche dalle nostre finte foto sui social! Noi, che ora siamo protagonisti degli schermi, potevamo fare la differenza, ma abbiamo preferito replicare un certo vuoto di creatività, mettendola sul leggero.
Per questo, da mamma, mi auguro che le mie figlie non affrontino quello che, la maggioranza di noi, sempre salvo la solita categoria (quelli dall’ego illegale) ha dovuto passare. Sapendo che, nonostante tutti i nostri sforzi, anche diretti a filtrare ciò che sta lì fuori e non ci piace, ad un certo punto, invaderà la loro cameretta, anche attraverso uno specchio.
Ellen ha problemi familiari è vero, ma chi non ne ha. Dalla sua, se vogliamo, ha un grande talento, cosa che non tutti abbiamo. Eppure, nonostante questo e altro, la sua crisi è profonda, così profonda che lei cerca invano una ragione.
Io non ho esperienza diretta con i disturbi alimentari, per cui, non vado oltre, per non correre il rischio di addentrarmi in un argomento spinoso, che va affrontato solo con e dai professionisti.
Quello che ci tenevo a dirvi, è che questa è una cosa concreta. Un problema che può abbattersi su qualsiasi adolescente, femmina o maschio, e rischiare di non conoscerlo o di etichettarlo con il facile binomio anoressia-modella, forse può indurre in errore, a non riconoscerlo o a pensare di farcela da soli.
Mi domando cosa sappiamo davvero sull’anoressia, sulla bulimia. Se qualcuno di noi ne è davvero immune o basta un piccolo crack, quasi silente, a poterci fare cadere. Se è accanto a noi, lo sfioriamo, senza esserne consapevoli.
To the Bone – Fino all’Osso. Un film che ci offre un momento per pensarci, per riflettere su un genere di malattie che sembrano invisibili.
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