Se uno mi avesse chiesto, quando ero ragazza, come mi sarei vista alla veneranda età di 44 anni, gli avrei risposto con una serie di sostantivi ed aggettivi, a raffica, tra i quali inserire una punteggiatura claudicante. Non per mancanza di cognizioni grammaticali, ma per il piacere di concedere a me, ciò che di Bukowski faceva un genio. Ok, a parte certi temi che, del precedente, facevano anche un pervertito.
A 44 anni, ma in realtà pure 40, insomma… quando il 3 ti ha abbandonato con la crudeltà dell’amore appena sbocciato sul bagnasciuga, mi vedevo come una donna risolta.
Metabolismo da adolescente, forza gravitazionale che tira alle stelle piuttosto che al pavimento. La piega perfetta, senza che umidità tenga. Vestita sempre, senza senso di colpa o banche alle costole, Max Mara ed Armani. Spalline alla Lilli Gruber, pure mentre carico la lavatrice.
Anche se, a dire il vero, a 44 anni non mi vedevo, non mi ci volevo proprio immaginare. A metà di quella vita che andava oltre Marina Ripa di Meana. Se proprio proprio avessi dovuto fare questo sforzo immaginifico, non mi sarei figurata come una madre. I bambini, sino ad una certa età, che non sono qui a notificarvi, li consideravo solo portatori di patacche sui vestiti ed in casa, non proprio quei cuccioli amorevoli che, oggi, invece, non fatico a vedere in ogni dove.
Autrice di best seller di fama internazionale, ricca dentro e fuori, con un punto vita che manco a 8 anni.
Invece, oggi, mi sveglio, ed è il mio secondo compleanno in zona arancio-rosso. Che poi l’arancione è il colore che meno mi piace, a parte certe nuance di marrone. Mi sveglio con una cucciola accanto, che ha la mia stessa faccia da morta di sonno, anche alle 8.00 di mattina, ed un’altra che non si vuole alzare. Tutte la mamma, amori!
Un marito che è appena andato a comprare 2 cornetti, un saccottino al cioccolato ed una veneziana (delizie lombarde che non capisco perché prendano nomi veneti), perché il grasso ha l’oro in bocca!
Non ho soffiato le candeline sul cornetto perché, da quando sono madre, il diritto mi è stato usurpato dalle figlie, ma ho comunque espresso un desiderio (quello del ventre piatto) che non si avvererà mai, perché ve l’ho detto, mannaggia a me!
Mi rifarò con le candeline della torta di questa sera, che mi impegnerò a soffiare a tutti i costi, facendole distrarre a tempo debito, pur sapendo che sarà rissa e tafferugli.
A 44 anni sto dove non credevo. Sono una madre, sono una moglie, sono in una città che deve usare un hashtag per dire che corre, come avesse sempre una diarrea imminente e fosse alla ricerca di un bagno.
Sono amata ma non sono ricca fuori. Amo ma non indosso i blazer della Gruber, per mancanza di sponsor de La 7.
Quest’anno è andata meglio dell’anno scorso, per carità: non devo trascorrere il compleanno sigillata in casa come una sardina, a guadare gli operai di fronte, come massima attività consentita all’esterno (che comunque, sarà il fascino del caschetto od il fatto che mi si è abbassata la vista, non mi paiono male) ma posso addirittura accompagnare la piccola a scuola, per respirare un pò di sano smog.
A 44 anni, onestamente, non si sta così male (non è come a venti, si intende!). Certo, la famiglia è lontana, finché Draghi non si mette una mano sul cuore e l’altro su un decreto (ah, io ero una bimba di Conte, ma questa è un’altra storia) e questo un pò spiace.
Stasera, esprimo il desiderio che l’anno prossimo compio 29 anni, magari alle Maldive, mentre una casa editrice mi dà l’anticipo milionario per la mia autobiografia, con Allegra e Clara che fanno snorkeling, e bullizzano l’istruttore se non tira fuori manco una razza, e mentre mio marito fa ... che so … ora glielo chiedo.
Se si avvera, vi prometto delle stories su instagram.
Per ora, soffio su una torta a base di biscotto al pistacchio e gelatina di lamponi, senza candeline, con gli occhiali da sole, in casa, perché è sempre l’occasione per un YSL, per il resto, ci penserà la provvidenza, se mi vuole bene!
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