Genitori al parco. Non posso parlare male della categorie di cui, modestamente, faccio pure parte da sei anni. Si tratta di poracci che, ogni mattina e/o ogni pomeriggio, a seconda dell’età del pargolo, combattono guerre puniche, senza esclusioni di colpi, che Annibale, Carlo Magno, Napoleone e compagnia bella, avrebbero avuto solo modo di imparare.
Mamme e papà, in coppia o al singolare, ma in realtà anche nonni e tate, ogni mattina, non sanno che stanno a fare quei pivelli di leone e gazzella, ma sanno che conviene correre subito all’altalena libera, prima che qualcun altro se la rubi. Veloci come linci, fanno falli a destra e manca, non sia mai arrivasse prima di loro, con il coltello fra i denti, quel bambino con il vizio dell’usucapione.
Mamme e papà o il personale che ne fa le veci combattono, al parco, contro zanzare, cimici, freddo e afa, e contro famiglie crudelissime, per potersi ritagliare dieci secondi di altalena.
Non posso che parlar bene della categoria. Gente nata bella e giovane, che si è sciupata durante le trincee di fronte allo scivolo. Gente con i super poteri ed occhi camaleontici, per non perdere di vista il bambino, che se-dio-non-voglia, il piccolo non fosse vestito di fluo, vive fra un infarto ed un altro, perché sti disgraziati si mimetizzano con fauna e flora, sine die.
Poracci che devono tener d’occhio pure i quattro monopattini, le due bici e il passeggino rosa con la bambola dell’orrore, che l’unico bambino che hanno in cura si è voluto portare perché è cattivo dentro. Sono giunta alla conclusione che non ci possa essere altra spiegazione!
Mamme e papà che, se sono in veste di tate, si sentono in obbligo di parlare con altre tate, non sia mai si liberasse un posto più tranquillo come badante.
Mamme e papà che, se sono in veste di papà, devono pure fare attenzione a non confondere il proprio figlio con un altro, altrimenti sanno di esporsi all’ira della madre, anche se non hanno ancora capito il perché.
Mamme e papà che, se sono in veste di nonni, vivono nel terrore che il nipote si possa frantumare, e che qualcuno dia loro la colpa.
Mamme e papà che, se sono in veste di mamma, sono perfette! Si, lo so, sono di parte.
Gente per bene, buona e brava ma che, davanti all’unica altalena rimasta libera, sarebbe capace di ammazzare la madre, il padre, la nonna e pure il bambino. Persone pronte a fare una strage, che non guardano in faccia a nessuno. Prima o poi te lo aspetti, qualcuno arriverà con un kalashnikov di plastica ed una spada di spugna, minacciando: o lo scivolo libero o la vita!
Io non posso dire nulla contro questa categoria di poveracci. La conosco bene, in quanto presidentessa onoraria. Ne ho viste di ogni, in questi anni di lodevole servizio prestato alla causa. Pur non essendomi votata al martirio, e nonostante le mie rimostranze pomeridiane, spesso, continuo a fare la mia parte.
Un privilegio, passare il tempo con i figli, che non ha prezzo. Questo è senza dubbio vero e lo dico senza facezia.
Il prezzo ce l’hanno, al contrario: l’analista che poi ti deve prendere in cura; l’otorino che deve foderarti le trombe di eustachio; l’oculista che ti deve fare le revisione alla retina; ed il parrucchiere che ti deve coprire il bianco perenne.
Ne ho incontrate di persone, al parco. Ottime persone. Educate e gentili come me, ma anche molto di più. Ed infine qualche stronzo, dalla versione adulta a quella mini, attraversando i sessi e le qualifiche.
Per questo, ho deciso di stilare una classifica dei personaggi tipici del parco urbano. E, anche se parlo al femminile, non sono tutte donne o madri, ma c’è di tutto qui dentro.
La prossima alla beatificazione. Trattasi di raro esemplare umano in grado di dare del filo da torcere pure a San Francesco. Ella non vuole del male a nessuno. Non vuole scontentare nessuno. Manco i bambini che devono ancora nascere. Prende tutti sotto le sue ali. Fa giocare pure gli adulti, intrattiene gli istanti dall’alba al tramonto. Porta sedie pieghevoli, set cucina, tutti i personaggi di cars, brandelli di principesse dell’epoca sua, pur di rendere gioiosa la giornata di chiunque.
La borghese. Ella, vestita sempre come se dovesse andare a prendere a cup of tea da Csaba con l’amica Elisabetta II, è educata ma un pò distante. Fa giocare il suo pargolo, mettendolo anche un pò in relazione con il tuo, se serve. Parla, ma senza dare troppa confidenza. Conta i minuti dell’altalena per evitare code: il suo piccolo principe fa sessanta secondi in più, per marcare il territorio, ma senza eccedere, perché la sobrietà prima di tutto.
La sfatta. Diciamo la verità, essa è una categoria fluida più che una persona. Tutte (sopratutto noi mamme) siamo state le sfatte, almeno un centinaio di volte. Poi, ovvio, c’è chi è recidiva, ed è lì che andrebbe tesa una mano alla vittima e portata via subito. Trattasi di persona che veste sempre fuori stagione e fuori taglia, non conosce ora, mese e giorno e anno. E’ come se avesse un disturbo da stress post-traumatico (probabilmente ha capito troppo tardi che odiava i bambini). Potrebbe spingere sull’altalena tutti i bambini del parco, come in una sorta di moto perpetuo. Non sa manco cosa stia facendo, in realtà. La trovi lì, quando arrivi e quando vai via. Tutti i giorni, compresi ore pasti e festività.
La precisa. Non eccede in nulla. Vive una vita secondo il mantra in medio stat virtus e così si comporta al parco. Disponibile, ma non troppo. Parla, ma non troppo. Gioca, ma non troppo. Cronometra il tempo dell’altalena, ma non troppo. Ucciderebbe per lo scivolo libero, ma non troppo.
La portoghese. Non è una cittadina del Portogallo, ma una persona che scrocca. Se tuo figlio, che non conosce, sta andando sull’ altalena, chiede se il suo può salire insieme a lui. Se tu che pensi 40 kg e stai già spingendo la rete con 30 bambini sopra, ci mette pure il suo, senza offrirti aiuto, nonostante la prestanza. Visto che stai già monitorando tuo figlio, ti chiede se si può allontanare un attimo, mentre gli guardi il suo. Non è una persona cattiva, semplicemente fa tutto secondo il detto; minimo sforzo, massima resa.
La stronza. Per fortuna, ad oggi, è la categoria con cui meno ho avuto il dispiacere di avere a che fare ma, ahinoi, essa c’è. Respira la nostra stessa aria, anche se ce la vorrebbe togliere. La puoi riconoscere perché è la prova vivente, di autorevolezza verso il figlio. E’ la prova che, attraverso l’esempio, i figli, possono imparare da noi. Infatti il figlio è già stronzo. Tu non sei stata capace manco di insegnare ai tuoi figli a mangiare una fetta di mela, e ti senti di aver fallito come madre. La stronza ha la prole a sua immagine e somiglianza. Essi, tutti eh, da chi li ha generati a chi se ne prende cura, ai bebè, vivono per fotterti. A te e a tutti i discendenti. Se vedono un’altalena occupata, da una mezza chiappa di tuo figlio di 9 mesi, che sta cercando di sistemarsi, urlano che spetta a loro. Che tu non ci puoi stare sempre, che mica il posto è tuo, che stanno aspettando da due giorni lì davanti, che erano prima di te. La stronza si avvicina, come se stessi maltrattando il figlio, lo stalker, pur avendo visto che sei appena arrivata, per dargli man forte. Con una mano si tocca la cintura, allontanando il soprabito, per mostrarti la pistola, probabilmente pure vera, per essere più convincente. La stronza permette al figlio di giocare con tutto quello che non gli appartiene ma se, malauguratamente, fosse tuo figlio a guardare un loro giocattolo, ti ammazza con il labiale e promette che, la prossima volta, getterà te e tuo figlio da una rupe, come ai tempi dell’antica Grecia. La stronza non è una persona cattiva, no, va detto. É solo stronza ed è il motivo della cattiva reputazione dei parchi.
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