SQUID GAME

Squid Game. La serie che parla di umanità e tenerezza

Squid Game è una serie da 10 e lode, che parla di umanità e tenerezza. Ora che l’ho vista, posso parlarne. La serie è stata usata contro i genitori per dire che non sanno fare i genitori. Squid Game è stato strumentalizzato per colpire un’intera categoria. Ne è stato fatto un vessillo per dirci che i figli non li meriteremmo, per mettere in cattiva luce (guarda un pò che strano ed originale!) bambini e ragazzini.

Ne si sta facendo un fenomeno da baraccone alle mamme pancine. Un fenomeno basato sul puro disprezzo, sulla voglia di sputare ed alimentare odio, derisione. Se la si pensa diversamente, si fa parte del clan dei famosi odiatori che, su internet, trovano sempre carne fresca.

Squid Game è una serie che parla di umanità e tenerezza, lo ripeto. Certo, c’è violenza e sangue, come in moltissimi film e serie (ho visto di recente Britannia e mica era da scherzare, l’ho trovata eccessiva, e la violenza lì non era necessaria) questo può non piacere, concordo. Ma, in Squid Game, la violenza è strumentale ad un messaggio grandioso. La fede, la speranza, che l’umanità la puoi trovare ovunque e che nessuno di noi ha scuse al riguardo. Nessuno di noi è messo così male da non poter aiutare l’altro, l’ultimo.

La tenerezza è il messaggio principale di Squid Game, unico. Però, va detto, essa la riconosci e le dai valore solo se la hai anche tu. Altrimenti, ti attraversa senza che la possa chiamare per nome. Con la tenerezza ci nasci oppure hai la fortuna che qualcuno, giorno dopo giorno, con l’esempio, te la insegni.

La violenza, invece, ti colpisce facilmente, nei suoi confronti puoi essere passivo. Non richiede strumenti, sforzo o pensiero critico. 

Per questo, c’è chi può aver visto, nella serie, solo la seconda e non la prima.

Ma veniamo al punto. La serie è adatta ai ragazzini? 

Io mi allineo con il divieto. Un divieto non negoziabile a seconda del genio che abbiamo a casa. Perché non si parla di avere un figlio più intelligente rispetto ad altri, ma di sensibilità. Una sensibilità che va rispettata e non violata anzi tempo. Se crediamo che nostro figlio sia pronto, in questo caso, vuol dire che egli è meno sensibile? Nessun genitore direbbe questo del proprio figlio, andiamo!

Un divieto lo rispetti, come il rosso, lo stop, la precedenza. Non lo stai a sindacare. Perché ci sono delle persone che se censurano una pellicola, per età o categoria, un motivo lo avranno, salvo non si pensi che lo facciano sotto l’effetto di acidi. E, soprattutto, un divieto, insegni a rispettarlo.

Se facciamo il notaio, l’architetto, il dirigente sportivo (tutto anche al femminile eh!) possiamo non essere in grado di capirlo, il perché del divieto, e questo non è un problema. Nessuno ci chiede di capire, ma di rispettare i ragazzi, i bambini.

Vogliamo trovare uno spunto per parlare di umanità, di tenerezza, con i nostri figli? Ottimo! Ma non è necessario fargli guardare Squid Game. Siamo empatici, solidali, teneri, umani, ogni giorno, con gli sconosciuti, con chi ci sta antipatico, con chi sembra, apparentemente, non meriti buone azioni, davanti loro, e i bambini, i ragazzi la apprenderanno. Facciamolo soprattuto nei momenti in cui la vita è più nera, complicata. È difficile, vero? Eppure è questo il messaggio della serie.

Ora, il fatto che alcuni genitori abbiano fatto vedere la Squid Game ai ragazzini non vuol dire che tutti i genitori e tutti i bambini siano cretini. Non lo sono neanche coloro che l’hanno fatta vedere, non è questo fatto che li rende inetti. Soprattutto, non fa di Squid Game una brutta serie o una serie violenta, perché essa è davvero l’opposto.

Per disprezzare ci vuole solo una scusa, sciocca, banale, come ci insegna Esopo, ma noi genitori  non vi prestiamo il fianco. Il disprezzo è il fratello della violenza, ed è per coloro che se ne fanno portavoce, che la serie non ha senso di esser vista. 

 

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