Leggevo, poco fa, lo sfogo di una mamma con due bambini piccoli che non sa come gestirli, nel tempo in cui è a lavoro. Nulla di nuovo sotto il sole. Sono mamma da più di sette anni e ne ho letti ed ascoltati sfoghi del genere. Io stessa, quando avevano rispettivamente, 3 e 1 anno, ho vissuto periodi di panico. Ricordo certe giornate in cui non riuscivo a leggere le parole, mi dimenticavo i nomi delle cose.
Con il senno di poi, credo che non stessi proprio in forma. Questo succede per mille motivi e potremmo stare qui a fare le pulci le une alle altre, ma non servirebbe a nulla. Sarebbe più utile tentare di sviscerare meglio la questione. Come anche quella della gestione dei bambini piccoli.
Le difficoltà di gestione di noi mamme credo abbiano 4/5 cause principali:
- Non abbiamo la minima idea di cosa voglia dire fare il genitore, perché siamo state solo figlie per trenta o quarant’anni. In quegli anni, non abbiamo avuto a che fare, davvero, con dei bambini. Non abbiamo fatto stage, mettiamola così.
- La vita di oggi, nella maggioranza dei casi, in special modo nelle grandi città, si muove su un binario diverso da quello delle famiglie. Già alcuni lavori non hanno rispetto della vita e della salute dei lavoratori, figuriamoci quella di un genitore. E questo complica di brutto.
- I papà migliorano ma sono sempre troppi passi indietro. E lo saranno sempre fin quando si dirà loro “grazie”. E “grazie” è una parola bellissima, ma se non siete in mala fede avete capito cosa intendo. L’avete mai sentito un papà che si lamenta come noi, dicendo che non sa come gestire i figli? Quando accadrà saremo arrivati da qualche parte.
- I figli non ce li ha prescritti il medico. Per cui, salgo casi davvero difficili, estremi, una volta che abbiamo scelto di fare la mamma ed il papà, se qualcosa l’abbiamo dovuta cambiare nella nostra vita, o se ci accorgiamo che è diventato tutto più complicato, che la relazione di coppia viva momenti di crisi, come sulle montagne russe, amen. Vuol dire che tutto sta andando come deve (o può) andare. Sul piatto della bilancia, dall’altro lato ci sono anche i nostri figli. Saranno anche un po’ fonte di gioia o no? Ci sentiamo più sfigate di altre? Lo sapete che c’è? Sì lo siamo. Lo siamo se dobbiamo fare paragoni con le altre per legittimarci nelle nostre presenze o assenze. Quando sminuiamo le altre (perché che ne sanno loro che io vado a lavoro alle 6) per dare peso a noi stesse, ci comportiamo come la volpe e l’uva.
- Vogliamo che gli altri facciano il nostro “lavoro da genitore”.
E qui arriviamo allo sfogo iniziale. Quello della mamma che era arrabbiata con sua madre perché non l’aiutava abbastanza, che le faceva pesare la spesa fatta, o la stanchezza di fine giornata con due nipoti in età prescolare.
La mamma stanca (che capisco eh, ma che non compatisco) era arrabbiata perché la nonna, a suo dire, non farebbe abbastanza. Perché la nonna, dopo aver passato otto ore con i nipoti, è stanca e se ne vuole fuggire a casa, non appena la figlia torna dal lavoro. Perché la mamma le fa pesare le troppe ore che sta con i nipoti, dicendo che a fine giornata è sfinita. La mamma si sfogava, in pratica, perché sua mamma non fa il genitore al posto suo, e pure con il sorriso.
Essere un genitore che non può contare sui nonni è una cosa. Essere un genitore che non può contare su aiuti (il nonno è di più di questo ed è anche gratis, non ci prendiamoci in giro) è un’altra. Essere un genitore che si smazza le sue giornate, che ha un aiuto ma che non gli basta mai, è un’altra questione ancora. E qua ci si può aggredire e denigrare fino alla fine del mondo – chi lo fa svela la sua miseria- ma il problema è un altro. I figli sono i nostri, nel dono e nel casino della loro gestione, è bello poter contare su qualcuno ma non è un nostro diritto e non possiamo pretenderlo. Salvo che non si apra il portafogli.
Noi abbiamo scelto di diventare genitori, come lo scelsero i nostri genitori. Ma i nonni, che nella maggioranza dei casi, amano immensamente i nipoti i quali diventano la principale fonte di gioia, rimangono nonni. Loro non scelgono. Se non capiamo che spesso manca loro la forza– manca a noi, a volte, figuriamoci- rivediamo la gestione familiare e ricordiamoci che la loro parte l’hanno già fatta.
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