Arriverà un momento in cui, frugando nella mia borsa, alla ricerca delle chiavi, non troverò più un pezzettino di plastica colorato, una sorpresa dell’ovetto Kinder, un bastoncino preso a terra, o un sassolino raccolto sul marciapiede, perché “ Guarda mamma, sembra un cuore”.
Le mie dita non afferreranno più un paio di mollette a forma di ciliegia o di volpe, un elastico di Frozen o il cerchietto di Ermione, mentre cerco un pacchetto di fazzoletti.
Arriverà un momento in cui, quando rovescerò, accanto alla cassa del supermercato, il contenuto della borsa, troverò subito il portafogli senza gusci di noce, avanzi di merenda, fazzoletti mezzi usati.
Quel giorno, attraverserò uno dei tanti parchetti nei quali vi ho portate già da quando avevate pochi giorni, per passare centinaia e centinaia di mattine e di pomeriggi, e avrò prima un pizzico di nostalgia ma poi, probabilmente molto in fretta, non proverò nulla. Come se mai fossi stata anche io, come quelle mamme che scorgerò tra scivoli e altalene, stanche, annebbiate ed anche immensamente felici.
Arriveranno quei pomeriggi nei quali, una volta approdate a casa, non avrete più l’urgenza, la voglia di giocare o parlare con me, né di chiedermi se è giusto che quell’amica o quell’amico vi ha risposto in quel modo, con quella frase che vi ha ferite, mentre quell’altro vi ha detto una cosa bella ed avete fatto un disegno per lui.
Non avrete più quella produzione, quasi quotidiana, di ritratti di famiglia, un pò sgangherati, nei quali io ho le gambe lunghissime con vestiti improbabili, mentre vostro padre ha i capelli a forma di rettangolo, voi con le labbra con una curva che disegna la felicità e la scritta “La mia famiglia”.
Arriveranno quei giorni, che hanno messo le radici già da ieri, ed io mi domando come sarete. Come sarò io.
Io, che sono diventata quella persona che mai avrei pensato. Una che è partita scrivendo cose che facevano ridere, canzonando tutto quello che sempre si narrava della maternità e da quello ha preso origine il mio nome sul blog e sui social, mentre ora le mie corde sono sempre più spesso intrise di dolce nostalgia.
Che forse è normale.
O forse è perché, anche stanotte, si dorme bene domani.
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