Ci pensavo ieri, sbattuta dal caldo e dalla noia. Dalla necessità di uscire per farla uscire e dalla spossatezza per i 41 gradi. Pensavo alle mie estati da ragazza. Prima della Puglia dei vip, che sei uno sfigato se non vai a farti almeno una settimana nel mio profondo Sud. Quello che, fino all’altro ieri, è stato solo un posto da terroni.
Emozioni&Pensieri Sparsi
C’è stato un tempo, quando avevo trent’anni, e il tergo molto sodo, in cui non volevo diventare una madre. Un periodo, che mi sembra lontano e lunghissimo, in cui non avvertivo il famoso istinto materno.
Molte di voi erano già al secondo o al terzo figlio, mentre io sognavo solo l’arrivo dell’estate e che il sole non mi bruciasse troppo.
Io sono una mamma che vive lontano dalla propria famiglia di origine. Siamo un esercito di mamme (e nipoti) fuori sede. Lontane dalle proprie tradizioni. Dal cielo che ci ha viste nascere.
Non è facile. Tutt’altro. A guardarsi dentro, si può dire, senza esitazione, che è complicato. Soprattutto alcuni giorni, quando abbiamo bisogno di un aiuto. Quando sentiamo l’esigenza di una spalla sulla quale appoggiarci. Di una battuta di conforto. Di un sorriso accogliente nel quale rifugiarci.
Non ditegli mai ” Non fare la femminuccia“.
Non ditelo a lui, a quel bambino meraviglioso che è vostro figlio, vostro nipote, vostro fratello. Non dite a lui, sbeffeggiando, ridicolizzando le donne, le bambine, le femmine: Non fare la femminuccia.
Non lo fate neanche per gioco. Perché è attraverso il gioco che si impara, ricordate? O durante una partita, una corsa campestre, una gara di nuoto, un momento di confronto.
Che strano diventare madri, non trovi? Si danno per scontate mille cose, prima. Prima di essere travolte da questo enorme mistero. Perché di mistero si tratta. Il mistero di amare, da subito, un altro essere umano. Di amarlo in modo incondizionato. Anche quando tuo figlio ti rende le cose complicate. Tipo quando non ti fa dormire. Quando non ti parla. Quando ti risponde male.
Ormai lo sapete, sono diventata una drogata di serie tv. Proprio io che, prima della maternità, le snobbavo di brutto! Poi, è arrivata Allegra e, con lei, le nottate senza orari e con pochissime certezze. Le serie tv sono diventate l’alternativa a film che non avrei mai potuto vedere dall’inizio alla fine.
Ho appena finito di vedere Tredici. Una serie tv che, a mio modesto parere, dovrebbe interessare moltissimi genitori.
Alle volte avrei bisogno di un bicchiere di vino. Su una spiaggia o, comunque, in un posto molto silenzioso. Dove clacson, incazzature e diverbi metropolitani, non possano arrivare.
Un luogo nel quale si sentano solo suoni e odori delle natura. E le risate, e qualche battuta, e solo tutto quello che può essere riconducibile all’amicizia, all’affetto, all’amore.
Alle volte la vorrei avere anche io, quella tenacia dei bambini. Un misto tra forza, testardaggine, menefreghismo ed ottusità. Quell’energia che ci costringe a dargliela vinta, ad accontentarli. Ci sfiniscono, e, alla fine, cediamo. Fosse un gelato, un cartone animato, l’ennesima lettura dello stesso libro. Cedi. Ci prendono per stanchezza. E vincono.
Ci ho pensato, prima. Mentre cucinavo un banale piatto di fusilli & zucchine. Le chiamo zucchine per far loro un complimento. Perché erano talmente rinsecchite, che parevano delle mummie.
A forza di vedere film americani, e riviste di arredamento (non intendo Ikea) te l’immaginavi così, l’atmosfera della tua casa. Vero, mamma?
Per oggi, avevo in programma un altro post. Sempre un pò polemico, ma di diverso contenuto e tenore. Mio marito, a ragione, dice che questi sono i post che mi fanno togliere i like. Ma io sostegno che abbiamo tutti una responsabilità, per cui, quando ci sta a cuore qualcosa, bisogna esporsi, sperando di essere compresi, di creare dibattito e condivisione.
Un paio di settimane fa, sono stata invitata alla presentazione di un libro. Il libro in questione si chiama Wonder Women: dites oui à vos pouvoirs ed è scritto da una mamma. Una mamma con tre figli