Settembre è un mese speciale. E’ il mese della smemoranda. E’ il mese dell’ultimo confronto sull’abbronzatura con le amiche. E’ il mese per recuperare la cotta rimasta in sospesa a giugno, o per coltivare quella nata ad agosto. E’ il mese in cui comincia l’amore epistolare. E’ il mese del peeling. E’ il mese dei film di quest’anno. E’ il mese dello sviluppo dei rullini.
Racconti di Gravidanza
Tutto quello che mi è successo in gravidanza, prima della nascita di Allegra
Ridendo e scherzando, è arrivato il momento di guardare il calendario in modo diverso. Ci siamo: da questo momento la borsa deve essere preparata per il fuggi-fuggi improvviso. Ogni gita fuori porta in un Paese in via di Sviluppo, senza un ospedale a portata di taxi, deve essere possibilmente evitata.
Avete mai fatto caso come i film americani raccontano i momenti successivi al parto? Vabbè, anche il parto stesso, che dura un massimo di dieci minuti dopo la rottura delle acque. Una mega secchiata d’acqua, zero travaglio, immediata espulsione. Ma non è di questo che voglio parlare oggi, ma del dopo parto ed in proposito vi faccio un paio di domande:
Io sto al calcio come il senso civico sta all’italiano medio. Non solo non ne capisco nulla, ma lo odio proprio. E ora che pare sia iniziato il campionato, in casa comincia anche una piccola guerra civile combattuta a suon di telecomando e telecronache. Queste ultime interpretate da me: da un lato sfotto il telecronista, dai toni perennemente drammatici, che sembra annunciare sempre notizie tragiche sull’attacco degli alieni alla Terra, dall’altro sfotto i calciatori che mi paiono tutti ragazzini a cui siano mancati sonori schiaffoni in tenera età.
Appena tornati dalla brevissima pausa in Svizzera, abbiamo deciso di fare qualcosa che non avremmo più potuto rimandare: vedere l’Expo. Questi kg di panza che mi porto appresso, erano il limite massimo per poter affrontare i padiglioni. Mezzo etto in più, e non sarei più potuta andare senza una carrozzella dotata di tutti i comfort.
Non so se questo post nasce dall’altitudine nella quale mi trovo, o dal cielo plumbeo di oggi, che ci costringe nella silenziosa casetta svizzera, a guardare fuori la finestra le pesanti nuvole che coprono le cime delle montagne. La riflessione potrebbe nascere anche dal fatto che qui, finalmente con un po’ di quiete e molti meno pensieri, c’è più tempo per meditare.
E’ da qualche giorno che abbiamo ricominciato a vivere. Niente più nottatacce tra zanze, afa e tablet. Il tablet lo abbiamo abolito, perchè abbiamo finalmente comprato il passeggino. Zanze e afa rimangono, invece, dovessimo soffrire di solitudine!
Ore 00.00
Io: “ Ma dai, lo facciamo anche stanotte?“
Lui: ” Si, ormai ci ho preso l’abitudine! Non mi pesa più”
Cosa facciamo io e mio marito ogni maledettissima notte da un mese a questa parte? Facile! Con tablet alla mano, cerchiamo passeggini! Una ricerca completamente usurante, devastante, la più dura dei miei ultimi anni. E’ un tunnel senza luce, senza ritorno, senza fine.
Ammetto di essermi sensibilizzata al pancione, io stessa, solo negli ultimi mesi: cioè da quando anche io ne sono diventata portatrice. Prima, come molte persone, non facevo neanche caso alle donne in attesa, e ne ignoravo tutti gli annessi e connessi. Avevo sentito dire che è il periodo più bello della vita di una donna e fesserie simili. Per il resto, poco altro. Presto, come ormai sapete, ho riscontrato che, ritrovarsi un chilo in più ogni sera, perchè ci sono litri di liquidi che ti ingrossano le caviglie ed i piedi, non è proprio il top del top.
Molti anni fa, in spiaggia, assistetti a questo dialogo.
Lui- Il cattivo: “ Le donne, ormai, entrano in sala parto a quarantanni. Ti pare l’età per fare un figlio?”
L’interlocutore- Il mediatore compiaciuto: “Hai ragione. Però è anche vero che non è cosi semplice, mia figlia, ad esempio, è stata molto fortunata ad avere due bimbi così giovane”