Quando nasce un bambino, si sa, nasce anche una mamma. Una mamma che, per non far morire di inedia il papà, lo rimprovera sempre, dandogli ordini di cui, lui, per dna, si lamenterà con altri maschi, senza comunque eseguirne bene manco uno. Dopo qualche anno, anche il papà nasce, ci ha messo tempo, ma ci è riuscito. Sia la mamma che il papà dovranno mettere in campo le loro migliori doti e le peggio tattiche di sopravvivenza, per non perire prima del tempo. Mamma e papà non possono mai abbassare la guardia, soprattutto in spiaggia.
Mamma Semiseria
Genitore 1 Genitore 2. Dimenticate i significati attribuiti dalla politica. In realtà si tratta di due tipologie di mamme (o papà): l’apprensiva e quella che non se ne sbatte una mazza. Sono l’eccezione che conferma la regola: sono i due opposti che non si attraggono. Anzi. Si guardando di sbieco, con disprezzo e molta circospezione.
Qualche giorno fa, ho visto una trasmissione nella quale si parlava di Body Positive: il tormentone del momento, nel bene e nel male! Si parlava di una nuova moda, quella di disegnarsi le occhiaie, anche lì dove le occhiaie non potrebbero mai esserci, anagraficamente parlando, spacciandolo come fenomeno di Body Positive.
Se uno mi avesse chiesto, quando ero ragazza, come mi sarei vista alla veneranda età di 44 anni, gli avrei risposto con una serie di sostantivi ed aggettivi, a raffica, tra i quali inserire una punteggiatura claudicante. Non per mancanza di cognizioni grammaticali, ma per il piacere di concedere a me, ciò che di Bukowski faceva un genio. Ok, a parte certi temi che, del precedente, facevano anche un pervertito.
Il 12 Gennaio, per me, sarà sempre la mattina in cui confusi l’indigestione di un finocchio con la prima contrazione. L’ospedale che mi aspettava per l’ induzione, mentre io ero già dilatata di 6 centimetri. La magnifica Piera, l’ostetrica che sarà sempre nei miei ricordi, che mi controllava. Quel donnone meraviglioso che mi fece la più bella epidurale che una donna possa mai immaginare.
Io sono stata quella bambina che parlava pure con i muri. Alberi, uccellini, animali di tutto il creato, coma San Francesco, mi aggiravo per il mondo, sussurando anche ai cavalli. Tanta era la mia voglia di comunicare, che superavo la mia timidezza e, anche con le gote in fiamme, parlavo con gli sconosciuti, disposta ad accettare le loro caramelle, pur di scambiare un punto di vista, un’opinione.
“Caro Babbo Natale, mi chiamo Matteo, sono stato buono quest’anno. Ho fatto arrabbiare mamma e papà, ma solo un paio di volte. Sono bravo e prometto di comportarmi sempre meglio. Ti scrivo quello che vorrei quest’anno : un drone, una bicicletta, una valaganta di macchinine, tre etti di dinosauri, quattrocento di mostri, e.. “.
Da quando sono mamma, ne ho conosciuto di altre mamme. Di qualsiasi età, colore, provenienza e fattezze varie. Con prole da guinnes dei primati – in termini numerici o di qualità del prodotto sfornato- a quelle più prudenti- uno ma buono. Mamme strxxxe (perché non è che divenute donatrici di vita si diventi tutte come la Madonna) e Mamme buone e pazienti (nonostante i figli che fracassino la qualunque, decidono di tenerli a casa). Mamme di tutti i tipi. Ma sapete cosa accomunava tutte? No, non l’amore per i figli, nonostante il beneficio del dubbio, ma il rapporto con la suocera. L’unico rapporto fra mamme che, come il linguaggio dell’amore, è universale: Difficile, quasi sempre.
La sindrome del passeggino vuoto. Ci passiamo tutte, per cui già sai.
Oggi, ho accompagnato la piccola alla Primavera, con il passeggino. Più che per lei, l’ho portato per metterci sotto delle cose che mi servivano. Arrivate a scuola, come da tradizione, non mi ha neanche salutata ed è entrata subito. Io mi sono ripresa il passeggino e sono andata via.